webnovel

CRESCERE NEL CRIMINE

Ragazzi e ragazze, tutti rinchiusi nello stesso lurido posto. Vittime delle loro azioni. Vittime di ciò con cui si sono macchiati. Vittime di chi li ha cresciuti. Ma soprattutto, vittime di loro stessi. Quando sei vittima di te stesso non puoi correre da nessuna parte. Solo imparando ad affrontare la realtà, solo così, potrai dire di essere veramente libero. Ma ci si può liberare della propria mente? Non potrai mai sentirti libero se prima non impari a convivere con quel che hai fatto pagandone le conseguenze. Alcune cicatrici è difficile guarirle. Dipende dove te le porti, se nel corpo, o nella mente. I pensieri fanno male, logorano. Le azioni ne conseguono. Ma quando ti ritrovi in un posto dove quel che hai fatto ti viene messo tutto su un tavolo, non puoi non guardare in faccia la realtà. Così impari a conviverci h 24, rimanendo solo tu coi tuoi pensieri perenni. Loro verranno uniti da una sola cosa, ovvero, una cella fredda ed un pavimento polveroso dove parlare dei loro maledetti problemi. E questa, è la loro storia... Lui, per lei è come una calamita Lei, per lui è la persona sbagliata. Lui, è la tempesta. Lei, è la calma. Lui, è la persona da cui vorresti stare lontano. Lei, è la persona a cui vorresti stare affianco. Lei, è cresciuta volendo pensare al futuro. Lui, è cresciuto restando intrappolato nel passato. Lei, angelo dannato in cerca di emozione. Lui, demone disperato in cerca di pace. Lei, vittima del pericolo. Lui, vittima del crimine. ⏩©copyright,tutti i diritti riservati sequel: "VIVERE NEL PERICOLO". STORIA COMPLETATA⏪

thestories01 · realistisch
Zu wenig Bewertungen
66 Chs

V° quello che dice il capo è legge

Stava camminando nervosamente per la stanza.

Temetti che potesse farmi ancora del male, non feci che pensare ad altro.

«Mi ci hai fatto arrivare tu dannazione!»

Udii il fracasso di qualcosa che sembrò rompersi.

Non lo devo guardare.›

Cominciò a ribaltare l'intera stanza!

...FLASHBACK...

Sono nella culla.

La mia mamma e il mio papà urlano, non fanno altro!

Ho paura.›

Comincio a piangere.

Qualcosa di fianco a me si muove. Sono troppo impegnata ad urlare per girarmi verso di questo.

Mi sento sola, impaurita, ed è soprattutto per questo che piango.

Poco dopo, percepisco un calore, il calore di qualcosa che mi stringe la mano.

...FINE FLASHBACK...

Mi venne un forte mal di testa, mi stava facendo impazzire! Saranno state tutte le botte ricevute fin'ora?

«Ora te ne andrai, giusto?»

Questa volta la testa l'alzai di scatto. Cosa aveva appena detto?

«C-come...?»

Prima che potesse rispondere udimmo delle voci.

Chi erano? I problemi, chiaramente.

«Sei sempre tu a fare casino? Ho sentito urlare, cos'è che sta succedendo quì?!» gridò qualcuno appena arrivò davanti alla cella.

Era Christian!

Spalancò gli occhi e poi andò a chiamare altre guardie, appena fece aprire la cella mi strattonarono fuori mentre a lui lo buttarono a terra.

«Fermi!»

Nessuno mi diede retta.

Christian «Portatela via.»

«Sì, subito.»

Perchè nessuno mi ascolta?!›

Fecero per portarmi fuori. Mi divincolai! Riusciì a liberarmi dalla loro presa e corsi verso di essì!

«Christian, aspetta!»

Mi si piazzò davanti una delle guardie di prima e fece per agguantarmi di nuovo per il braccio.

Io «No!» lo scansai.

Mi ritrovai faccia faccia con un paio di occhi chiari, i suoi.

Christian «Tu...!» mi additò «Cos'è che ti avevo detto?!» Ma gli sembra il caso di ricordarmelo adesso?›

«Guardalo! Non vedi come sta?!» gli feci presente cercando di sfuggire alla presa delle guardie che stavano dietro di me.

Spostò il suo sguardo sulla persona in questione e poi andò verso di lui.

«Levatevi.» gli disse agli altri uomini in divisa.

L'ultimo fra loro non eseguì l'ordine, se ne rimase ancora lì, per tenerlo fermo e farlo stare giù. Aron era completamente sdraiato per terra con la faccia spiaccicata contro il pavimento. Questo non fece altro che restargli sopra e tenerlo per la nuca senza avere la minima intenzione di muoversi da quella posizione. Cosa pensava che avrebbe potuto fare? Alla fine dopo un altro avvertimento gli si tolse di dosso dandogli così modo di ispezionarlo per bene.

Christian «Chi è stato?!»

Alla fine posò gli occhi su di me cercando una risposta ed io gliela diedi «È stato il tizio a cui tu hai detto che di me non si sarebbe più dovuto occupare.»

Spalancò gli occhi «Cosa?!» si rivolse agli altri in seguito «Lasciate stare quà. Me ne occupo io. Andate a prenderlo e portatelo quì! Ora!»

Sembrò più infuriato che mai.

Aron «Ouch.» si tirò su quel che bastò per massaggiarsi la guancia, lo notai solo con la coda dell'occhio.

Iniziai col dire «Se–..» «Taci!» ‹Taci... Taci. Taci?! Mi ha appena ordinato di tacere?!› «Tu non hai da parlare! Cos'è che ti avevo detto!?»

«Che non mi dovevo avvicinare a lui.»

«Aaaah, vedi che allora lo sai? Quindi perchè, spiegami?!» sbraitò. ‹Come può avercela con me?!›

«Quando ha urlato lui ha cominciato ad inseguirla, poi è scappata e si è ritrovata quì per caso.» parlò Aron al posto mio. ‹Mi sta difendendo...› -pensai.-

Spostai il mio sguardo su di lui e notai che il suo era già puntato su di me.

Christian «È andata così?»

«Sì! Te lo posso assicurare. » risposi di getto.

Ma egli ribatté «E perché non hai chiamato nessuno?!» ‹'Sto tono da superiore mi sta facendo girare le ovaie.›

Ancora una volta Aron rispose al posto mio «Chiamare? Chiamare, chi? E come?»

Il ragazzo in questione inspirò, lo fece per calmarsi probabilmente «E sentiamo il perchè...»

Ormai Aron era ritto in piedi «Perchè il "criminale pazzo" quì presente è stato messo in una cella del cazzo ben lontana dal corridoio principale. Quindi, chi avrebbe potuto sentire? È?!»

Christian socchiuse gli occhi in due fessure «Questo perchè spesso gridavi per niente.»

«Per niente?! Ah certo, io grido sempre "al lupo al lupo"!»

«Sì.» ribadì Christian. ‹Sembrano due cani pronti a sbranarsi.› -commentai nella testa.-

«Comunque, questo non vuol dire che tu dovessi passare di quà!» si rivolse a me questa volta.

«Probabilmente se io non fossi passata di quà sarebbe messo in chissà quale modo!»

«Tu non devi alzare troppo i toni con me!» gridò lui di rimando!

«Oh, giusto...» mi alterai «Altrimenti potrei finire come lui forse? Perchè sono questi i vostri metodi. O mi sbaglio?!» oramai mi aveva fatta davvero arrabbiare.

Lui «Come o–..» lo interruppi «Devi incazzarti con quello stronzo non con me!»

Ribatté «Oh, non preoccuparti di questo.»

«Perché vi siete accorti ora di tutto?!»

«Non spetta a me fare i turni di notte! Sono le guardie notturne che devono venirvi a controllare.» mi guardò incazzato nero e poi continuò «Tu comunque sei soltanto una detenuta e non ti devo spiegazioni!» disse,non rispondendo al resto. ‹Ah certo. Io sono solo una detenuta...› -e mentre pensai ciò ebbi in bocca l'amaro.-

«Oh, scusa, me n'ero dimenticata.» risposi con stizza.

Christian prolungò un po' troppo il suo sguardo su di me.

Egli «Comunque non mi hai ancora detto cos'hai fatto.» mi sfiorai il viso in automatico.

«Niente...» abbassai il capo, sarei dovuta stare attenta!

Mi osservò meglio e poi guardò lui.

«Perché ha una guancia graffiata e dei segni attorno al mento, è?! Rispondi dannazione!»

Mi avvicinai ad Aron.

Come potevo temere ancora per lui,quando proprio questo, in prima persona, mi aveva fatto del male?

«Niente, non c'entra–..» mi fermai.

Ora come avrei potuto continuare la scusa?

‹E perchè dovresti farlo?! Lo hai detto anche tu stessa!› -mi riprese. Non avrei potuto in alcun modo darle torto.-

Aron «Oh bambina...» continuò poi a parlare «Mi difendi ancora? Dopo che ti ho procurato io quei segni? Come sei carina. Davvero, mi intenerisci...»Lo sta dicendo sul serio?!›

Christian s'avvicinò a lui e gli strinse la chioma fra le mani. Lo costrinse contro il pavimento, non stava proprio scherzando.

Con un gesto veloce gli mise le manette.

Gli tirò in dietro la testa! Ma non fece altro che guadagnarsi un sorrisetto sghembo. Come poteva fare così? Come se non fosse niente, come se non si trovasse in quella posizione scomoda e dolorante. Oltremodo, dopo le botte già prese.

Lui «L'hai toccata Aron?» gli sussurrò vicinissimo all'orecchio con un tono rude.

Questo in risposta chiuse gli occhi per un nanosecondo e poi sorrise.

Christian diede i numeri «L'hai toccata sì o no brutto stronzo?!»

Guardò prima lui e poi me.

«Sì.»

In tutta risposta gli fece picchiare la testa contro il pavimento!

Poi lo lasciò andare.

Si girò sul fianco sinistro per permetterci di poterlo guardare in volto.

Col labbro sanguinante si mise a ridere e gli disse rivolgendosi a me «Bene, abbiamo finito? Portatela nella sua cella che quà non la voglio più.»

Aveva pure avuto la faccia tosta di guardarmi dritto degli occhi.

Queste parole le pronunciò pure con nonchalance! Era davvero capace di farla sembrare una normalissima conversazione?

Si scrocchiò il collo.

Aron «Be'? È ancora quì?»

Mi sta fottutamente prendendo per il culo?!›

Fu la volta di ridere per Christian «Scusami? Sì, ce la porterò, ma non perchè sei tu a dirlo.»

Subito dopo che ebbe pronunciato quella frase fece la sua entrata chi aveva creato tutto ciò.

«Non sono stato io!» gridò mentre gli altri lo strattonarono dentro.

Notò dopo lo sguardo di chi si trovava già a qualche centrimento da lui.

Christian «Come ti sei permesso?!»

Gli partì un montante proprio dritto sulla sua faccia!

Il pelato si lamentò e quando si tirò su lo tennero fermo.

Passò affianco a me, rabbrividii per le sue parole colme di minaccia. Le avevo udite solo io. Mi aveva sussurrato che me l'avrebbe fatta pagare cara.

«Lei portatela in cella.» disse Christian. ‹Come? No!› -non volevo essere riportata lì.-

41h

Sono ancora chiusa quì dentro e già mi sembra un'eternità!› -ormai stavo dando di matto, non sapevo niente di niente a parte che ero quì da più di un giorno e l'unica cosa che avevo fatto era bere e basta.-

Sentiì la cella venire aperta.

Christian entrò e mi disse «Andiamo.»

Appena fui uscita richiuse la porta e tirò fuori le manette. Perchè ne avevo bisogno adesso?

Egli «Dato il tuo comportamento dell'altro giorno devo mettertele, solo quando dimostrerai un comportamemto adeguato ti sarà ridato il privilegio di non portarle. Ordini dall'alto.»Non rispondere, fa la brava fa la brava fa la brava fa la brava fa la brava fa la brava fa la brava.› -continuai a ripetermi.-

Tutto ciò non aveva senso.

Ci diressimo verso la mensa. I nostri passi riecheggiarono per l'intera struttura.

«Starà bene?»L'hai detto sul serio? No, ma io dico, lo hai detto sul serio?!› -mi riprese subito.-

Bloccò il passo «Come prego?»

«Ho chiesto come sta.» gli risposi con determinazione, tanto ormai o l'andava o la spaccava!

«Non ci credo... dopo quello che ti ha fatto?» alzò la voce incredulo.

«Sì...?» persino io non ne fui sicura.

Mi osservò attento e poi ripresimo il passo.

«Stagli lontana.» mi avvisò.

«Non mi hai–..»

Non terminai la frase che dopo aver svoltato l'angolo qualcuno ci venne addosso! Era una guardia che scortava un'altra detenuta.

Questa ragazza tatuata esclamò «Якого біса!»

«7 7 2 muoviti!» poi si rivolse a noi «Scusateci.»

Eravamo giunti in mensa.

Christian «A più tardi–..»

Qualcuno lo chiamò.

Quando mi passò accanto, non facendosi sentire da nessun altro, mi disse «Starà meglio. Ti basti.» e detto ciò ricominciò a camminare per poi uscire dalla mensa. ‹Grazie, Christian.› -feci un sorriso tra mé e mé ringraziandolo mentalmente.-

Cercai un posto in cui sedermi ma mi fermai. Era là, se ne stava seduto da solo. Ora erano più evidenti sia le botte che i segni.

Devo piantarla!› -scossi la testa.-

Come faceva a dispiacermi dopo quello che mi aveva fatto? No perchè anche la mia guancia non è che non si notasse.

Si trovava a testa china, questo, fino a quando non mi notò. Si mise in piedi e venne verso di me.

Aron «Ciao.» mi disse serio.

«Hei...»

«Tutt'aposto?» chiese incrociando le braccia, faceva per davvero?

«Sì. Tu stai meglio?» chiesi a mia volta.

«Non ti dirò che mi dispiace, sappilo.» cambiò completamente discorso. ‹Sta scherzando!?› -dovetti tenere calma la mia io interiore.-

«Non te l'ho chiesto.» risposi in modo neutro.

Lui «Perfetto.» fece spallucce e stette per tornarsene seduto dov'era prima.

Non ebbi finito «Quindi?» mi misi a braccia conserte, insomma, era davvero venuto da me per questo?

Si voltò «Ti ho detto–..» lo interruppi «Sì, ho capito. Tu non mi dirai: 'oh, ma quanto mi dispiace per ciò che ti ho fatto passare in soli pochi minuti'...» cercai di imitarlo stupidamente «Un vero tempo da record!»

Mi guardò male ma poi mi chiese «Bene, allora, cosa vuoi?»Wow, ha usato un tono calmo? O mio dio, dategli un premio nobel!› -per fortuna questa frase rimase un pensiero non detto ad alta voce!-

Alla fine, dopo essermi resa quasi ridicola, decisi di chiedergli «Tu ti senti meglio?» Stupida Taylor, stupida!› -mi sgridò. E aveva ragione. Anzi, era già tanto che non l'avessi assecondata dandomi un ceffone!-

Lui sgranò gli occhi «Ma fai sul serio? Co–..» stette per dire altro ma si bloccò da solo «Anzi, lascia stare.»

«Okay ,ciao Aron.» dissi soltanto e poi me ne andai. ‹Stupida Taylor, stupida!›

Alla fine riusciì ad avvistare un tavolo solitario. Più in là potei notare un paio d'occhi guardarmi in modo gelido ed arrabbiato.

Christian? Ma era ovunque?!

Lo ignorai e dopo essermi andata a prendere del cibo mi sedetti cominciando a mangiare.

Più mi guardavo in giro e più notavo fin troppi sguardi puntati su di me. Cosa volevano? Come se n'era accorto lui da là in fondo, da dovunque fosse rispuntato, se ne sarebbero potuti accorgere tutti. E per l'appunto, così fu.

Qualcuno iniziò a ridere come non mai! ‹Ma cosa pensa che io sia, un clown da circo?› -mi chiesi sarcasticamente.- «La novellina che parla con il detenuto più pericoloso del carcere! Che storiaa.» si appoggiò col gomito al tavolo, ovviamente insieme a questa pezza di idiota iniziò a sghignazzare anche qualcun'altro, non aveva neanche finito «Non pensavo che a te piacesse questo tipo di uomo. Da quanto te la fai con lui?» Cosaaa?!› -il mento quasi mi toccò terra.-

«Ma assolutamente no!» ribattei.

Rose «Eddaii, ammet–..» «Ora basta!» troncai il tutto.

Lei «Wei, non alzare troppo la voce con me!» disse prendendomi per il colletto.

«Lasciala in pace!» la sua voce ormai era riconoscibile.

Rose però non mollò la presa, la allentò soltanto «Ooh, Aron!»

Ora sì che mi stavano guardando davvero tutti.

«Mollala.»

Cercava sul serio di difendermi?

Rose «Okkay ma stai calmo.» rispose per poi lasciarmi in malo modo!

«Bene, ora torna al tuo posto.» le disse.

«Hey, Jhones... Credi di farmi paura?» cambiò totalmente discorso dopo aver continuato a vagare con lo sguardo su entrambi «Ooooooh, stai difendendo la tua principessina? Che tenerezza...» si beffò di lui regalandogli un sorrisetto di sfida.

Aron guardò prima me e poi lei, si mise a ridere «No. Semplicemente una tipa come te dovrebbe prendersela con quelli del suo calibro, o sbaglio? Non sicuramente con i poveri deboli incapaci di difendersi.» Prende per il culo vero?›

«Bene, grazie per l'aiuto.» strinsi i denti e mi alzai in piedi, dovevo calmarmi...

Rose «Oh andiamo Jhones!»

Aron la trucidò con lo sguardo «Non mi devi chiamare così, quante volte te lo devo ripetere?»

In tutta risposta sbuffò «Be', ciao allora!» nel passarmi affianco mi diede di proposito una spallata!

Dovetti cercare di tranquillizzarmi, avevo i nervi a fior di pelle.

«Potresti ringraziarmi.» inarcò le sopracciglia.

Cosa aveva detto? Non poteva fare sul serio.

«Oh, be'... Grazie!»

Feci per andarmene anch'io.

«Okay, ora basta! Cos'è 'sto casino?!» la sua espressione d'odio ed il suo volto tumefatto erano puntati proprio su noi due, o più che altro, su di me «Siete sempre voi a far bordello?! Ora sedetevi se non volete entrambi guai.» poi si voltò unicamente verso Aron continuando il suo discorsetto «Perchè sei senza manette?!» ce l'aveva proprio a morte con lui!

«Perchè non potrebbe mangiare!» rispose Christian spuntando come sempre dal nulla ‹Quale mistero!› «E voi due tornate a sedervi!» detto ciò, il mio "amico", ormai soprannominato citatamente da me Mr calvizia, se ne andò via più incavolato che mai!

Rimasimo soltanto noi.

Christian s'avvicinò al mio viso e mi disse «Non voglio più vederti affianco a lui.»

Senza neanche lasciarmi il tempo di replicare partì in quarta ed uscì dalla mensa.

Christian Jay (POV'S)

Mario è ancora quà?!› -pensai, ero incazzato nero!›

Entrai con impeto dentro il suo ufficio pochi secondi dopo «Perchè è ancora qua?!» misi entrambe le mani sulla sua scrivania, non mi stava degnando di uno sguardo!

«Ti ho sentito arrivare, non serve che tu faccia ulteriore casino... Quindi ora leva le mani dalla scrivania che l'ho appena lucidata.» la sua voce roca e piatta faceva sempre venire i brividi.

Dov'è finita la tua umanità?!› -urlai con ogni poro della mia pelle, ma non glielo dissi, anche se avrei voluto farlo.-

«Hai sentito quello che ho detto?!» alzai il tono di voce e per l'appunto mi guardò male.

«Mario serve! È l'unico con i coglioni quì.»

«Aah, certo! Ora capisco...» i suoi occhi glaciali si posarono finalmente su di me.

«Bene, ne sono felice.» riabbassò lo sguardo dopo aver detto questo.

«Forse tu non hai capito! Se Taylor non fosse intervenuta... che gli sarebbe capitato?!» sentiì le tempie pulsare, uno stronzo così menefreghista non l'avevo mai visto! ‹Che ti aspetti da lui?› -mi ricordò la mia testa.-

«Taylor...» ripeté il suo nome a bassa voce «Ci hai preso confidenza per arrivare a chiamarla col suo nome

Pensai di poter avere una crisi di nervi da lì a poco «Torniamo a Mario...»

«Mario ha fatto ciò che doveva, punto, e non si discute!» dopo essersi alzato per prendere la penna si risedette pesantemente sulla sedia in nero opaco, quà dentro di colori chiari ce n'erano ben pochi.

«Quindi tu vorresti dire che faresti "ammazzare" uno d–..» mi interruppe «Silenzio! Guarda che non è per me che è quì!»

«Ah, certo no?!» gli urlai contro!

Egli si alzò «Esci! Ringrazia che non ti abbia fatto fare la sua fine, razza di idiota!» sbraitò. ‹Woow, sono riuscito a scatenare una sua reazione.› -mi venne quasi da alzare gli occhi al cielo.-

Feci dietrofront e prima di uscire sbattei la porta usando tutta la forza che possedevo!

Stavamo veramente esagerando!

Non avevo più intenzione di mettere piede nel suo stupido ufficio. Le uniche volte che lo facevo era per portargli delle cose ma non ci rivolgevamo neanche la parola.

Ci avevo provato, inutilmente, e avevo ricevuto la mia risposta. Era sempre così, tutte le volte.

Appena fui nel mio di ufficio mi cambiai. Presi tutto quello che mi occorreva.

Non ne no posso più di questa situazione.›

Usciì dalla stanza e a passo spedito mi diressi verso il cortile, faceva freddo ma mi sarei scaldato presto!