Aron Jhones (POV'S)
Rimase immobile. Aveva balbettato qualcosa, ma non avevo capito niente. Non faceva altro che guardarsi in giro.
Era nervosa? Faceva bene.
«Non hai ancora risposto.» le feci presente.
«I-io–..»
«Tu...?» la incalzai.
La notai deglutire «Ho sentito una delle guardie conversare, tra parentesi non l'avevo mai vista...» ‹Be', meglio così, perchè se l'avesse vista avrebbe voluto dire solo una cosa.› -commentai nella testa.- ‹Come per gli altri tre alla fine.› significavano solamente guai quelli là.
Rimase in silenzio, dovevo tirarle per forza fuori le parole con le pinze?
«Non hai» ‹Maledizione. Fatico a parlare.› «ancora risposto.» le feci notare.
Questa volta il suo sguardo rimase su di me.
«Gli ho sentito dire che eri messo male.» ‹Cosa?› -mi misi a ridere ma mi bloccai subito dopo dato che, il farlo, mi aveva provocato una fitta.- «Non ridere!» mi riprese.
«E come potrei... non ridere?» le chiesi, la situazione era inverosimile!
Si mise una mano sulla spalla per poi scostarla poco dopo «Non so, non capisco per cosa tu debba ridere.»
Le avrei rifilato un'espressione divertita se non fosse stato per il dolore ancora ben presente in certi punti del viso «Non ne vedi il motivo? Eppure» fui pervaso da una fitta «ce ne sono così tanti.»
«Tipo?» me lo veniva pure a chiedere? ‹Che ragazzina ingenua.›
Questa volta il male che sentivo non riuscì a fermare la mia risata sarcastica «Il primo esempio potrebbe essere che non ha alcun senso che te ne importi.» quasi faticai nel pronunciare la frase per intero ma ce la feci comunque.
Taylor rimase muta, non so quanti secondi passarono prima che mi rispondesse «È vero, però volevo–..»
Perchè si doveva bloccare così?!
Sospirò rumorosamente «Volevo vedere cosa ti avevano fatto.»
Feci una smorfia che non riusciì a fermare. ‹Hai fatto innamorare la ragazzina?› -disse con scherno.-
Non ce la feci e alla fine risi veramente di gusto provocandomi soltanto dolori e fitte continue.
Tra un sussulto e l'altro le dissi «T-ti prego... Smettila. Di la verità, s-sei venu..– ta per provocarrmi del m-ale?» ‹Devi smetterla!› -ma non ci riuscivo!-
Dovevo calmarmi. Inspirando ed espirando. Cercai di riempirmi i polmoni con quella poca aria che riuscivo ad inalare. Peccato che le mie risate fossero ancora ben presenti. Non riuscivo a fermarmi e questo era un problema. Continuai a cercare di prendere aria. Quando respiravo sembrava che mi sentissi trafiggere.
La risata si era affievolita di poco, era ben difficile smettere di ridere a comando.
Mandai giù il groppo che sentivo in gola.
Buttai fuori l'aria che ancora tenevo nei polmoni per poi prenderne altra. Nel farlo mi si mozzò il respiro, mi sentiì mancare. Strinsi talmente tanto i denti che temetti di poterli rompere. Avevo una fitta intercostale! Dovevo restare tranquillo ed aspettare che il male passasse o si affievolisse. Che poi in realtà il respiro mi si mozzava ogni qual volta che cercavo di inalare ossigeno, ma dato il risolio, era pure peggio, visto che più cercavo di farlo piano, meno mi riusciva. Non feci altro che autoprovocarmi una sofferenza continua.
Tra parentesi non riuscivo neanche a capire da dove provenisse perchè ogni qual volta sembrava partire da punti diversi.
Mi avevano conciato davvero male.
Trascorse qualche minuto ed il tutto era quasi completamente cessato. O così sembrò.
Già mi faceva male per i fatti miei, mi mancava proprio qualcuno che me ne facesse ancora di più! Accidenti a lei, era colpa sua! Mentre lo pensai ebbi un sussulto. Strinsi la mano in un pugno, questa volta mi era partito dallo stomaco.
Nel fare una smorfia di dolore che me ne provocai altrettanto. Mi sentiì tirare la pelle del viso, in alcuni punti,più che in altri.
Accidenti, questo era un dolore continuo, perchè non mi passava più? Fino a qualche minuto prima ero più o meno a posto, sarà stato per lo sforzo?
Inspirai piano, più piano che potei.
Richiusi e riapriì gli occhi, anche se sarebbe stato più sensato parlare praticamente al singolare. Il punto che mi faceva più male del viso era l'occhio sinistro.
‹Quei bastardi me l'avrebbero pagata.›
...FLASHBACK...
Il dolore atroce che sto provando è ingestibile.
Mario «Era ora che non riuscissi più a rialzarti!»
‹Ora-basta.›
Sono accasciato per terra e non so neanche in quale posizione, apro un occhio e lo guardo.
Lo chiamo «Mario...»
‹Non parlare, non vedi che non ci riesci?!›
‹Io devo parlare, non m'interessa.›
Continuo «Converrebbe che tu mi faccia fuori.» la mia voce perde tonalità.
«Come? Non ho sentito.» mi si avvicina. ‹Si diverte proprio a prendere per il culo una persona che non è nella condizione di fare niente è?› -mi dico.
Faccio uno sforzo immane,ma mi esce comunque in un sussurro «Ho detto–..» mi blocco.
Lui «Mmmh?»
Non riesco a parlare, sento concontorcermi dal male ogni muscolo che in questo istante non sono neanche in grado di muovere.
Non so quanto ci impiegai.
«H-ho de-tto...» ‹Posso farcela.› «Che ti converrebbe uccidermi.»
Percepisco lo spostamento d'aria.
«Ma no dai!»
«Ossì.» arranco, ho già esaurito la forza per parlare.
Mario «E come mai?»
«Ognuno... di vo-i stronzi ha..– H-ha qualcossa da p-er-dere. Qu-ì fuori... avrete... qualc-uno. No?»
Uno di loro lo sento venire verso di me a passo svelto, si accuccia «No, mi spiace per te ma nessuno di noi ha qualcuno a cui tiene fuori da quì.»
Faccio un sorrisetto, o almeno penso di averlo fatto «Ssì...»
Jo «Cosa sì?!»
«S-ì...»
‹Smettila stai solo peggiorando la situazione!›
‹È quello che intendo fare.›
‹Ma cosa stai dicendo?!›
‹Lo preferisco al posto di stare quì a morire dal dolore, non l'ho mai sopportato.›
‹Non intenderai–..›
«Mario.»
Il suo nome pronunciato dalle mie labbra ebbe un suono strano.
«Mario?» ripete uno fra loro.
Probabilmente chi mi prese per la maglia alzandomi di poco da terra era proprio il diretto interessato.
Lui «Cosa sai?!»
Mi parte una risatina dall'interno.
«Se non mi ammazzi adesso...» ‹Non pensare che solo tu conosca i miei punti deboli.› «Io lo farò poi con la tua famiglia.»
Mario mi urla addosso «Come hai detto?!»
«Mario...»
«No, mollami!» probabilmente hanno cercato di tirarlo via da me, non riuscendoci.
Io «A-llora? Che ne dici?»
«Non lo farai.» mi dice a denti stretti.
Io cerco di guardarlo e scandisco «Vi ster-mi-ne-rò.»
Mi molla sul pavimento.
Lo odo allontarsi, uscire dalla stanza.
Se n'è davvero andato?
Ad un certo punto intravedo del trambusto. Ovvero, gli altri, che cercano di fermarlo.
Mario «Vuoi che ti ammazzo figlio di puttana, è?!»
Non faccio neanche in tempo a capire il tutto che mi vedo arrivare in piena faccia un'asta d'acciaio.
...FINE FLASHBACK...
Mi sfiorai l'occhio sinistro e percorsi diagonalmente la ferita.
‹Non mi ha fatto di più solo perchè lo hanno fermato.›
Era riuscito a lasciarmi solo 'sto ricordo, dicendomi che al posto di farmi fuori lui mi avrebbe guardato morire contorcendomi dal dolore.
‹E tu avresti preferito morire anziché soffrire, giusto?›
‹Solo per questo sono ancora vivo, in fin dei conti.›
Scossi la testa e nel farlo notai la sua faccia rivolta verso il pavimento.
«Hai ragione.»
Attirò la mia attenzione.
Alzò lo sguardo «Non ho un vero motivo per essere venuta quì, eppure l'ho fatto.»
«E perchè?» allungai il collo. ‹Ma guarda che sei proprio stronzo!› -eppure non avevo fatto niente!-
Taylor strizzò gli occhi e diventò paonazza, strinse i pugni «Perchè volevo comunque vedere come stavi!»
‹C-che cosa?›
Mi ero bloccato.
Quasi mi stetti per rimettere a ridere ma non lo feci. Sorrisi, nonostante il male che stavo provando.
«Sai, questa non è una "favoletta". Non è... quella storiella dove la raga-zzina si innamora dello stronzo e nonostante i suoi continui rifiuti alla fine lo riesce a tirare fuori dall'inferno in cui vive.» le dissi parlando piano, non volevo affaticarmi troppo.
Lei fece per parlare «Ma, io–..» «Ti dovresti svegliare, scendi sul pianeta Terra che l'ora della favola della buona notte è finita già da un pezzo.»
La osservai ‹Perchè diavolo mi guarda così?!› «Sei uno stronzo.» mi disse col capo voltato verso sinistra.
Sghignazzai «Sono uno stronzo?»
«Sì.» mi rispose guardandomi questa volta, anche se poi smise di farlo.
Cercai di mettermi più diritto «E tu... a-adesso lo avresti capito?»
Non mi degnò di una risposta e fu meglio così.
Taylor Vega (POV'S)
Ero stata una stupida.
«Meglio che me ne vada.» dissi.
‹Non sarei neanche mai dovuta venire quì!› -gridai nella mente.-
«Lo penso anch'io.» ma non ebbe finito «Peccato che tu non possa.»
Non feci altro che sentirmi ancora più umiliata.
‹Aspetta, che ha detto?!› Mi voltai con impeto verso di lui «Come non posso...?»
«Questa porta... non si può aprire dall'interno se non hai la "chiave".» mi illuminò.
Rimasi senza parole.
Io «Cazzo.»
Guardai la porta per poi avvicinarmi ad essa. Poggiai una mano sulla superficie metallica, feci forza. Niente. Cercai di smuoverla, ancora niente! Mi allontanai appena e mi posizionai pronta per fracassarmi la spalla.
‹3, 2, 1...›
Aron «Quanto puoi essere stupida?» -mi fermai- ‹Ho una voglia matta di sdradicare la porta e tirargliela addosso!› «N-on funzionerà mai, e... oltre a... questo, l'allarme. Suonerebbe.»
Io «Cosa?!» esclamai sembrando una gallina a cui le stavano tirando il collo!
«È già tanto che non sia già suo-nato.»
Non gli risposi, non ne avevo proprio più neanche l'intenzione. Mi sentivo una completa stupida!
Io «E non potevi dirmelo?» peccato che poi finiì per essere incoerente con la mia stessa idea, così iniziai ad autocrogiolarmi nella mia infinita stupidità, ancora una volta.
«Me l'hai chiesto forse?»
«Sen–..» ‹Taylor! Non-rispondergli.› -deglutiì. Come per buttare giù la risposta che stavo per rifilargli, mangiandomi il tutto.-
Oltremodo, non avevo la minima idea di come uscirne!
1h
Non avevo fatto altro che fissare la porta.
Le gambe mi dolevano, ero rimasta in piedi per tutto il tempo.
Con la coda dell'occhio lo cercai con lo sguardo. Non riuscivo a capire se avesse gli occhi chiusi o meno dato che si stava tenendo la fronte e questo mi ostacolava la visuale.
Sentiì cedermi una gamba ma per fortuna non caddi sul pavimento come un salame.
Avevo bisogno di sedermi. Feci qualche passo e mi accostai al muro, proprio di fianco alla porta, vicino a lui. La distanza era di un paio di metri, ma per me, era sicuramente troppo vicino.
Aron tese la mano, lo potetti capire dal movimento dei tendini.
«Che mal di testa...»
‹Dovrei fare qualcosa?›
Notai anche il movimento della mandibola, stava stringendo i denti.
«Cristo santo!» tirò un pugno contro la parete.
Mi avvicinai di poco, quasi senza accorgermene. Peccato che se ne accorse lui al posto mio.
Aveva la mano sul viso che lo copriva praticamente per intero. L'unica cosa che riuscì a scorgere fu il suo occhio sinistro scrutarmi. Era arrossato. Non gli provocava dolore aprirlo? Perchè mi stava guardando in quel modo da dietro le dita? Forse sarei dovuta rimanere ferma.
Entrambe le mani erano ancorate al morbido pavimento e la mia schiena era incollata alla parete. Non distolsi lo sguardo, non riusciì a farlo.
Ebbe come un mezzo sobbalzo, richiuse l'occhio di scatto e continuò a stringere sempre di più i denti. La sua mano tremò per quanto fosse tesa.
Non potevo stare solo a guardare.
*dedeng*
‹Cos'è stato questo suono metallico?›
Qualcuno aprì poi lo sportello.
«Heeeii!»
‹Merda.› -pensai forte e chiaro.-
Aron fece una strana smorfia.
«Ti ho portato la tua dose!» ‹La che cosa?› -mi chiesi perplessa.-
«Fottiti.» disse tra i denti, ma questo non lo udì.
Mentre avevo lo sguardo su di egli intravidi spuntare il braccio della guardia con cui teneva in mano il manganello proprio dallo sportellino «Ci seeii?» diede due colpi sulla porta.
Aron si sforzò per alzare la voce così da farsi sentire «Sì! Ci so–..» si bloccò, cominciando a tossire.
«O sei appena morto?»
Non osai osservare l'espressione di Aron.
Percepiì un movimento, così mi voltai verso di lui.
Notai che avesse entrambe le mani appoggiate alla parete che gli stava dietro. Cosa stava cercando di fare?
Sembrò prendere una boccata di ossigeno.
Puntò entrambi i piedi dopo aver usato quella poca forza che serviva per spostare le gambe. Fissò lo sguardo davanti a sé. Non seppi come ma si riuscì ad alzare.
Quell'altro «Va' che entro!»
Strabuzzai gli occhi, iniziando ad impanicarmi. Non feci altro che fissare il braccio che ormai non vedevo più.
Stava aprendo la porta?
Un passo.
Mi voltai ‹Che diamine?› «A–..» «Ssh!»
Poco per volta s'avvicinò alla porta di metallo fino a giungergli davanti.
«Wow, sei bello come il sole!»
«Vaffanculo Liamh.»
Osservai la scena dalla mia angolazione sicura.
Liamh «Uh, come siamo rancorosi.»
«Dici?»
Questo sospirò «Non va bene non andare d'accordo con chi ti controlla, sai?»
Aron sembrò fare un mezzo sorriso,non provava più dolore o stava facendo finta di stare bene? «Nessuno... è in grado di controllarmi.»
Passò qualche attimo prima che gli desse una risposta.
Liamh «A parte questa.» ‹A parte cosa?› -non capivo di cosa stesse parlando.-
Gliela allungò, lo intravidi addirittura da quì.
C'era un silenzio tombale che faceva venire i brividi. Addirittura da quaggiù riuscivo a percepire lo sguardo che gli stava lanciando. Notai che strinse i pugni fino a farsi sbiancare le nocche. Ero perfettamente consapevole che gli avrebbe voluto rispondere, ma così facendo, questo sarebbe entrato per fargli rimangiare quel che probabilmente gli avrebbe potuto dire e mi avrebbe vista. Rimase silente. Potei notare che ogni tanto gli tremassero le gambe, da quanto non si alzava dal pavimento? Anzi, la domanda che più avrei voluti porgli era come facesse a stare in piedi.
Non gli staccò gli occhi di dosso neanche per un attimo.
Liamh «Allora, Jhones?»
Lo stava cercando di provocare? No, perchè con lui ci voleva un attimo.
Questa situazione era talmente ansiolitica che mi ero dimenticata persino di respirare.