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CRESCERE NEL CRIMINE

Ragazzi e ragazze, tutti rinchiusi nello stesso lurido posto. Vittime delle loro azioni. Vittime di ciò con cui si sono macchiati. Vittime di chi li ha cresciuti. Ma soprattutto, vittime di loro stessi. Quando sei vittima di te stesso non puoi correre da nessuna parte. Solo imparando ad affrontare la realtà, solo così, potrai dire di essere veramente libero. Ma ci si può liberare della propria mente? Non potrai mai sentirti libero se prima non impari a convivere con quel che hai fatto pagandone le conseguenze. Alcune cicatrici è difficile guarirle. Dipende dove te le porti, se nel corpo, o nella mente. I pensieri fanno male, logorano. Le azioni ne conseguono. Ma quando ti ritrovi in un posto dove quel che hai fatto ti viene messo tutto su un tavolo, non puoi non guardare in faccia la realtà. Così impari a conviverci h 24, rimanendo solo tu coi tuoi pensieri perenni. Loro verranno uniti da una sola cosa, ovvero, una cella fredda ed un pavimento polveroso dove parlare dei loro maledetti problemi. E questa, è la loro storia... Lui, per lei è come una calamita Lei, per lui è la persona sbagliata. Lui, è la tempesta. Lei, è la calma. Lui, è la persona da cui vorresti stare lontano. Lei, è la persona a cui vorresti stare affianco. Lei, è cresciuta volendo pensare al futuro. Lui, è cresciuto restando intrappolato nel passato. Lei, angelo dannato in cerca di emozione. Lui, demone disperato in cerca di pace. Lei, vittima del pericolo. Lui, vittima del crimine. ⏩©copyright,tutti i diritti riservati sequel: "VIVERE NEL PERICOLO". STORIA COMPLETATA⏪

thestories01 · Realista
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65 Chs

VI° battibecchi e sorrisi

Cambio!› -mi dissi dentro la mente.-

Ero quì da un po'.

‹1 ,2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10!›

Cambiai ancora e contai di nuovo fino a dieci.

Continuai a sferrare i miei ganci contro questo sacco da box ormai logoro senza fermarmi un attimo.

Ero sudato marcio. Stavo continuando così da quanto di preciso?

Pensi davvero di risolverla così?› -mi cominciò a dar fastidio.-

Preferivo sforgarmi con questo stupido sacco anziché prendermela con quel bastardo, perchè se fosse stato così non mi sarei fermato.

Oh, andiamo. Ora non fare finta di non sapere quello che fanno quelle guardie quà dentro.›

«Hei...»

Fermai il mio pugno prima che colpisse il sacco da box.

«Cosa ci fai quì?» chiesi.

Mi guardò con quei suoi due occhioni da cerbiatta «La mia cella era aperta... Così, vista l'ora tarda ho voluto, o più che altro cercato, di recarmi a mensa dato che non mi veniva a prendere nessuno. Ma–..» «Ti sei persa.» terminai per lei la frase, interrompendola.

Taylor «Esatto.» rispose stringendosi dentro la sua maglia.

La ripresi lo stesso «Sai che non puoi farlo? Se ti avesse trovato qualche altra guardia?!»

«Saresti dovuto venire tu. O no?» e con questa risposta mi fece stare zitto. ‹Ahah, idiota!› -mi prese in giro.-

Io le dissi «Okay, girando l'angolo trovi il portone. Se ti dicono qualcosa poi ci penso io.» mi sarei preso la responsabilità dato che ora ero io che la tenevo sott'occhio.

«Okay.» detto questo andò via.

Rimasi da solo con il sacco, lo stavo fissando.

Decisi di togliermi i guanti.  Mi misi in posizione e cominciai a sferrare pugni senza un senso logico! Mi sarei rovinato le mani, lo sapevo, ma non m'importava.

Avevo bisogno di sentire più dolore, ancora più dolore di quello con cui ero cresciuto da piccolo.

«Così non è che tu vada molto lontano.»

Avrei riconosciuto la sua voce anche fra mille altre.

«Cosa vuoi Aron?» gli chiesi mentre continuavo quel che stavo facendo.

«Mah...»

Questa volta decisi di fermarmi per poterlo guardare in faccia «Ti ho chiesto cosa diavolo vuoi.»

Lui «Niente, giuro.» mi rispose con un sorrisetto stampato in volto e si appoggiò al muretto che stava proprio a dieci passi da me. ‹Quanto lo odio quando piglia per il culo!›

«Tu non dovresti stare quì.» decisi di fargli presente.

Aron mi mostrò la mano in cui teneva la sigaretta «Mi andava di fumare.»

«Vedi di andartene in mensa prima che ti ci faccia portare.» lo avvertii.

«Oooh, che paura.» fece l'ultimo tiro e poi buttò la sigaretta per terra proprio vicino ai suoi piedi.

Ero già furioso di mio e la sua presenza quì non aiutava un granché,quindi presi un lungo respiro «Raccoglila, ci sono apposta i posaceneri.»

Sbuffò «Se proprio tieni alla pulizia di questo lurido posto perchè non la raccogli tu?»

Strinsi i denti «O te ne vai adesso, oppure ti faccio riportare direttamente in cella con la forza!»

Mi stava guardando in modo truce «Sta' attento a come parli. Anche se tu fossi il capo quì non prenderei mai ordini da te, figuriamoci adesso che non sei nessuno.» ghignò.

Non riusciì a non rispondergli «Invece mi dovresti solo ringraziare! Se sei ancora quà è solo merito mio perchè a quest'ora potresti essere in un "certo carcere" di massima sicurezza ben lontano da quì! Non fare troppo il grande con me, perchè sono l'unica persona con cui non puoi, e soprattutto, non riesci a farlo!» lo guardai dritto negli occhi «Quindi zitto!» terminato il mio discorso ricominciai a prendermela col sacco.

Aron ribatté «No, tu ringrazia che non ci sia finito dentro con me bastardo! Solamente questo sei.» Non oserà.› «Un bastardo...» E invece ha osato eccome.›

Scattai con lo sguardo verso di lui.

Sapeva benissimo che così non mi ci doveva chiamare, eppure lo aveva fatto. Era uno dei suoi soliti dispetti da bambino oramai troppo cresciuto.

Aveva quel suo solito sorrisetto impertinente stampato proprio a fior di labbra, non se lo toglieva mai.

La sua era una sfida?

Io non feci altro che scoppiare a ridere e lui ne rimase perplesso.

«Questa volta penso proprio che risponderò a modo tuo, lo sai?» lo osservai con divertimento.

Non fece in tempo a ribattere che gli andai addosso!

Troppe volte ha giocato col fuoco. Ora è giunto il momento di scottarsi!›

Finalmente ero riuscito a togliergli quella sua solita espressione.

Si massaggiò la mandibola mentre mi guardava dall'alto verso il basso.

Quel suo sorrisetto gli era tornato «Mh, questo non dovevi farlo.»

Con quattro sole falcate me lo trovai già davanti, mi strattonò per la canotta e mi buttò per terra! Urtai la schiena. Ovviamente lo tirai giù con me senza lasciargli alcun scampo.

Lui alzò la mano stretta in un pugno ed io spostai la testa di lato così da non farmi prendere. Colpì il terreno sottostante.

Con la forza delle gambe lo ribaltai e me lo tolsi di dosso! Bofonchiò qualcosa ma non seppi udirlo con precisione. Con grande probabilità i colpi ricevuti i giorni prima gli davano ancora dei problemi.

Feci per tirarmi su, ma vista la sua reazione immediata non me lo permise. Ricaddi per terra e la polvere mi provocò un gran fastidio agli occhi. Li sbattei velocemente. Risalì su di me e questa volta mi prese in pieno viso!

Tirai su la gamba e facendo forza col ginocchio riuscii ad allontanarlo da me. Finalmente mi trovai in piedi! Prima che potesse alzarsi anche lui gli tirai un calcio sul fianco, non feci in tempo a rifarlo che mi prese per la caviglia e cercò di farmi perdere l'equilibrio.

Dopo essermi liberato indietreggiai dandogli il tempo di alzarsi.

Aron «Fatti sotto ragazzino.»

Volarono pugni.

Tirammo calci.

Ci strattonammo.

Ci stavamo sfogando! Era tutto uno sfogo, una rabbia repressa che tendeva a sfociare ormai nell'odio.

Non erano solo i nostri corpi a combattere. Ma anche i nostri occhi, le nostre anime intrise di tormento. Ed i nostri ricordi. Tutto, qualsiasi cosa di noi combatteva, ogni giorno.

Eppure, eravamo talmente diversi.

Per il passato.›

Mi diede un pugno.

Per ciò che eravamo e per ciò che siamo ora.›

Gli sferrai un calcio.

Per ciò con cui combattiamo ogni giorno.›

Schivai.

Per ciò con cui siamo costretti a convivere.›

Ma eravamo anche talmente uguali...

Perché i segreti che ci accomunano sono talmente grandi quanto insopportabili.›

...FLASHBACK...

Mi trovo davanti al supermercato.

‹Non dovresti farlo.› -non la ascolto.-

Sono le 22:00.

*oouuwiiouuwiio*

«Merda, sono già quì?!» dico e poi mi nascondo dietro il cespuglio.

Decido di chiamare.

«Pronto? Raga–..»

Pensavo mi avessero risposto, invece è solo la segreteria.

«–..mi hanno rubato tutto, per favore aiutatemi!»

‹E adesso che faccio?›

«Cercarteli!»

Indietreggio ed esco dal mio nascondiglio cercando di non farmi beccare. Faccio un passo, poi un altro... Fiúh, per fortuna non mi hanno visto! Sto per svignarmela.

«Beccato!»

23:42

«Va bene, non succederà più ve lo assicuro.»

Mio padre mi guarda, non riesco a capire se sia arrabbiato. ‹Quando si tratta di lui non si capisce mai niente, lo sai.› -mi ricorda.-

«Entra.» il suo tono di voce mi fa rabbrividire.

Prima che possa fare un solo passo mi prende per il coppino e mi trascina dentro.

Quasi cado per terra!

«Quindi, per quanto tempo hai ancora intenzione di seguirli?!»

Non lo guardo in faccia «Io–..» «Come pensi di finire?!»

Non faccio in tempo a rispondergli che mi tira un calcio nello stomaco.

«Solo così.»

Continua. Rimango per terra, piegato. Non oso muovermi. Anche perchè sarebbe servito veramente a poco.

Si abbassa alla mia altezza obbligandomi a guardarlo negli occhi «È così che vuoi finire?»

...FINE FLASHBACK...

Mi ricossi.

«Basta!»

Ci separò.

James «Che ti è preso amico?!» si rivolse a me.

Mi puliì la bocca.

Aron mi puntò il dito contro «Ora vallo a dire al tuo capo e digli pure che sono stato io!»

Si voltò senza aspettare una mia risposta, appena si ritrovò vicino all'ampia porta di metallo si fermò e ci tirò un sonoro pugno! La voleva buttare giù per caso?!

Scomparve poi dalla mia vista.

Esasperato mi sedetti per terra fra la polvere.

Probabilmente se ora avessi toccato il sacco da box lo avrei tirato giù per davvero.

Cosa devo fare con lui?› -mi chiesi ormai al culmine.-

Alzai lo sguardo verso il cielo, il sole era appena tramontato.

Perchè mi hai lasciato da solo ad affrontare tutto questo? Dammi una mano, perchè non ne posso più.› -serrai gli occhi.-

Quando li riapriì notai una mano protesa verso di me.

«Oi amico, dai andiamo a mettere del ghiaccio su quello zigomo!» mi disse James.

Gli sorrisi e poi afferrai la sua mano.

Mi tirai su.

Ci diressimo verso il mio ufficio e lui mi mise una braccio attorno alla spalla.

Poco dopo essermi cambiato usciì dalla stanza, lo ritrovai lì fuori dalla porta che mi sorrideva sornione.

Avevo pensato ad una sciocchezza, non ero veramente da solo.

James «Va meglio?»

«Sì, molto meglio.»

Mi porse qualcosa «Ti sono già andato a prendere il ghiaccio.»

Io «Oh, ci hai messo poco.» esclamai.

Mi puntò un dito sul petto «No! Sei tu che–..» «Sono più lento di una donna, sì, lo so. Me lo ripeti da quando ci conosciamo.» ammisi interrompendolo.

Si mise a braccia conserte «Lo dici come se non fosse vero!»

«Eddai, non è proprio così...» mi grattai la testa.

James sbarrò gli occhi «Non è così?! Ti ricordo quando dovevamo partire per andare nei campi? Ci hai messo quattro ore e abbiamo fatto ritardo pur preparandoti prima di tutti gli altri!»

Mi fuoriusciì uno sbuffo «E va bene, te l'abbono.»

«Me l'abboni?» fece una smorfia e mi guardò di traverso.

«Dai andiamo, dobbiamo portare in cella i detenuti.»

«Séh séh, scampala così.» commentò mentre udivo i suoi passi dietro di me.

Giunsimo in mensa.

Egli «A più tardi.»

Mi guardai un po' in giro.

Bene, è tutto a pos–..› -fermai il mio pensiero.-

Erano tutti tranquilli, tranne lui ovviamente!

E dov'era? Vicino a lei.

«Vai a sederti!» mi diressi verso di loro.

Attirai la sua attenzione, ma ovviamente non mi diede retta.

Aron «Te lo ripeto: non-dirmi-cosa-devo-fare!»Ricominciamo?› -a quanto pare prima non gli era bastato.-

Ci stavamo fronteggiando, eravamo l'uno davanti all'altro.

Jo ci interruppe «Sua signoria vuole vedervi.»

Ci voltammo verso di lui.

«Pure sua signoria si fa chiamare? Ridicolo.» commentò Aron, come al solito del resto...

«Cosa cazzo c'è adesso?» dissi a mia volta.

Lui «Ha saputo della vostra rissa. Vi deve parlare subito, è urgente.»

Aron «Oh ma quale onore!» disse in modo teatrale.

Io dissi «Okay. Ci vediamo più tardi, per ora prendi il mio posto.» e lo congedai.

Cosa diamine vuole da entrambi?›

«Andia–..» m'interruppe «So già che dobbiamo andare!»Avrei una gran voglia di fare il secondo round.› -ma mi dovetti trattenere visto il guaio in cui a quanto pare ci eravamo già cacciati.-

Durante il tragitto rimasimo in totale silenzio, in fondo parlare non sarebbe servito a niente.

Mentre camminavamo potevo notare quanto fosse teso. Ogni volta che doveva vederlo scattava! Ma come biasimarlo? Per me era la stessa identica cosa.

Ma, adesso, così di punto in bianco, perchè avrebbe voluto vederci tutti e due?

Questo significavano guai, guai grossi.

Aron Jhones (POV'S)

Qual era il problema adesso? Non mi chiamava mai, neanche per le cose che mi riguardavano, mentre adesso lo aveva fatto per una rissa innocua.

Voleva dire solo una cosa, che ci sarebbero state novità e che non ci non sarebbero piaciute. ‹Soprattutto a te.› -aggiunse.-

Giunsimo davanti alla porta.

«Christian Jay.» si fece riconoscere dopo aver bussato.

Si udiì il click clack delle serrature che si aprivano.

Era sempre stato esagerato, chi credeva che potesse arrivare fino a dove si trovava? Probabilmente io, o peggio, lui...

Spalancarono la porta.

Appena mi posarono gli occhi addosso mi sbatterono contro il muro affianco!

Christian «Fermi! Cosa–..» «Gli vedi per caso delle manette ai polsi?!»

Oooh, ecco il problema.› -pensai mentre mi trovavo contro al muro.-

In risposta lo guardò malissimo «E che diavolo può avere con sé, una pistola al plasma? Mollatelo.» li avvisò.

Mi misi a ridacchiare ‹Questa mi è piaciuta.› -ammisi.- e ovviamente mi ripresero «Che cazzo hai tu da ridere?»

Steven mi spinse di più contro la parete grigia, voleva farmici entrare dentro?

Feci una smorfia. Mi si stava pure addormentando la guancia!

Christian «E mollalo!» me lo tolse di dosso.

Roteai le spalle per poi commentare «Wow, quanta premura.»

Lui «Non è il momento.»

Lo stronzo gli porse le manette.

«Tieni. Visto che a quanto tu non le hai a dietro...»

Gliele rancò via dalle mani e poi me le mise.

Mi lamentai «Ouh, fa piano!»

Fecimo per passare ma quello più magro tra i due non ce lo lasciò fare.

«La prossima volta fa' che non succeda più.»

Steven «Puoi portarlo dove vuoi senza manette, son problemi tuoi. Ma non quì! Te lo devo davvero ricordare?»A quanto pare ha voglia di rompere i coglioni.›

Christian ribatté «Come se non lo faceste ogni volta anche se ha le manette.»

«Sai com'è, la sicurezza è tutto.» si vide chiaramente che fosse ironico.

«Non potete aggredirlo tutte le volte

Questa volta si mise in mezzo al discorso quell'altro «Non possiamo? Si tratta delle procedure! Anzi ringrazia che non ti abbiamo tirato due ceffoni, perchè sai benissimo come funziona!»

«Attento a come parli.» mi feci sentire.

Steven «Hai voglia di scherzare?» mi venne in contro e mi prese per il braccio, doveva ringraziare soltanto le manette che tenevo ai polsi!

Christian si frappose fra di noi «Be'? Non vorrete far aspettare ulteriormente il vostro padrone.»

«Come hai detto?!» parlò l'altro.

Fece finta di guardare l'orologio al polso «Si è fatta una certa ora e ci ha mandato a chiamare almeno dieci minuti fa, sai com'è

Steven gli si avvicinò «Sta' attento a chi pesti i piedi ragazzo.»

Mi feci avanti, tanto oramai peggio di così non potevo essere messo «E tu vedi di non invadere gli spazi vitali altrui.»

Christian «Okay, adesso andiamo.»

Mi levò dalle sue possibili grinfie spingendomi via. Ovviamente, da bravo stronzo qual ero, gli feci l'occhiolino, mandandolo su tutte le furie!

‹Dovresti smetterla con questi tuoi atteggiamenti.› -stranamente apparve il mio teorico buon senso.-

Mai e poi mai, altrimenti non mi divertirei.›

‹Ti piace farti pestare?›

‹No, certo che no.› -sorrisi poi fra mé e mé- ‹Ma visto che vengo comunque pestato almeno nel frattempo mi diverto.›