Mi posizionai sulla linea.
«Peeeeerfetto!» gridò l'annuciatore «Al mio via, dovrete pigiare sull'acceleratore e percorrere 500 metri, il primo che taglia il traguardo stasera sarà ospite d'onore! E... udite udite? Potrà portarsi un accompagnatore!» ‹Perfetto, ancor meglio.› «Accendete le vostre ragazze e fateci sentire come urlano!»
Molti fecero rombare i motori e la folla si agitò.
«Okay, are you ready?!»
Guardai alla mia destra.
«Heylà.» Damon mi salutò con un cenno.
‹Sei sicuro di potercela fare?› -mi diede fastidio.-
Tornai con lo sguardo dritto davanti a me.
‹3...› -contai nella mente.-
«2!»
‹1...›
«Viaaaaaa!»
Ingranai direttamente la seconda.
La gravità mi premette il busto al sedile, dandomi quella sensazione che tanto mi era mancata.
Misi la terza. E poi la quarta. La velocità. Il vedere sempre più in dietro gli altri. E poi, la linea del traguardo.
Mi affiancò una Jaguar rosso fiammante.
‹Impertinente.› -gli gridò il mio sguardo.- Pensava di potermi superare?
‹La senti la velocità che ti preme addosso?›
Decisi di ingranare la quinta, non dovevo farmi superare.
‹La senti la pressione dello sbando e dello sbalzo?›
Ma quando misi la mano sul cambio, non si mosse.
‹Che cos'è questa sensazione? Perchè non riesco a muoverlo?›
Mi stava superando.
‹È l'ansia. È il panico. È la paura.›
Strinsi la mano attorno ad esso con una forza tale da farmi sbiancare le nocche.
«E abbiamo un vincitore!» urlò.
Tirai il freno a mano.
«Undici secondi, con soli due secondi di distanza da Jhones!»
E la folla, esultò. Gli applausi. I fischi. Le urla.
Scesi dall'auto.
Damon era già lì affianco «Ti è piaciuta la polvere?»
Digrignai i denti.
‹Che-cazzo-è-successo?›
‹Te l'ho detto.› -mi rispose- ‹Ma non mi ascolti.›
«Oh, andiamo!» me la risi, volli sdrammatizzare «Ti ero affianco.»
«Wooooh!» avrei riconosciuto Nicolas proprio ovunque «Fuck, che scatto!»
Damon risalì sull'auto.
‹Mi sta sulle palle.›
‹Sei troppo competitivo.›
«Comunque, vedremo come te la caverai nella vera corsa.» mi affiancò «Ho come l'impressione che tu non abbia dato il massimo.» mi fece l'occhiolino.
Lo vidi andare via.
Nicolas «Che è successo?» ‹Se non sta zitto lo ammazzo.› «Non eri il migliore?» ‹Mi sta prendendo in giro?›
«Chiudi quella cazzo di bocca Nicolas.»
Per fortuna non rimase sul discorso «Be' notare ti sei fatto notare. Ora godiamoci la–.. Aspetta. Lo conosco quello sguardo, che hai in mente?» mi osservò circospetto.
Mi accesi una sigaretta e fra qualche complimento e l'altro gli dissi «Devo ancora partecipare alla big race. Quindi no, non è finita.»
«Ma se non hai neanche vinto.»
‹L'ho già detto che lo ammazzo?› -mi chiesi.-
«E poi ad ogni modo potresti farti invitare da Damo–..» «No.»
«No?»
«No.»
Nicolas «E perchè? Siamo a cavallo!»
«Voglio partecipare alla gara.» ripetei con decisione.
«Ma si può sapere perchè ti ostini–..» e poi fermò le sue stesse parole «È perchè quel finto biondo ti ha sfidato?»
Non gli risposi.
‹Direi che ha c'entrato il–..› -stette per dire, ma la zittiì- ‹Non t'azzardare.›
«Sei tu il finto biondo Nicolas.» gli risposi solo a ciò.
«E po–..» si bloccò «Come?! Io, finto biondo?»
Sbuffai con divertimento.
«Mi ero già iscritto.» gli confessai alla fine «Quindi no, non è per lui che corro.» ‹Ma per me stesso.›
Volevo farlo per me. Dovevo farlo per me.
‹Ma ti sei bloccato.› -mi ricordò.-
Strinsi i pugni lungo i fianchi.
‹Tu non sei più in grado di–..› ‹Non-provare-a-dirlo.›
Vidi Carol, la nostra bionda, camminare verso di noi.
«Lo svedese ti vuole parlare.» mi fece sapere «Ci ha invitati da lui.»
Io «Come?»
«Tutti e tre?»
«Sì.»
Nicolas domandò «E come mai?»
‹Giusto, loro non sanno della conversazione.› E allora dissi «Perchè potremmo avere un interesse in comune.»
Neanche due minuti dopo fummo da lui.
Jhon «Scusate, lo spazio è un po' ristretto.»
«Non si preoccupi. Non facciamo caso a queste cose.» Carol rispose a nome di tutti.
Lo svedese sorrise «Che ragazza deliziosa.» poi tornò a guardare me «Siamo rimasti ad un punto cruciale del discorso.» si versò il liquido ambrato nel bicchiere -E pensai con scherno- ‹'Sta volta non lo offre è?› e poi, come se avesse sentito il mio pensiero, si allungò verso di me «Sai Aron...» fermò la mano, non versandolo «Vorrei sapere se a chi sto offrendo da bere sia un amico, o un nemico.»
«Di certo non la seconda opzione.» gli risposi rimanendo al gioco.
Ghignò con assenso «Andrea mi aveva detto che sei furbo.» e poi me lo versò.
Nicolas «Perdona la domanda, ma, perchè siamo quì?» ed eccoci così al nocciolo della questione.
Jhon gli rispose «Perchè a quanto pare il fratello del vostro amico Aron sta marciando in territori che non dovrebbe permettersi di toccare.»
«Cosa?!» esclamò Nicolas.
Carol, più calma, chiese «Che cosa intende?»
«Intendo dire che mi sta dando del filo da torcere e sta toccando la mia merce.» le rispose «Tu hai detto che si chiama Claus, giusto?»
«Sì.» annuiì.
Carol «Ma non sappiamo dove si trovi.»
Damon «Non lo sapete?»
«No.» ‹E la cosa, mi da sui nervi.›
Jhon si rimise composto sullo schienale della sedia «E come lo avete scoperto?»
Nicolas «Sono bravo a tenere i conti.»
Carol «Io sono brava con le indagini.»
«Mhmh.» parve pensare «Ma siete in tre, dico bene?» -Non seppi se rispondergli- ‹Che cosa gli potrei dire?› «So che è così. I vostri alleati non sono potenti e state sulle palle a molti, perdonate lo sproloquio, e so che vi serve qualcuno con una certa "potenza" sulle spalle.» se stava dove stava di certo non poteva essere stupido e ce ne aveva appena dato la conferma.
Io «La tua è una proposta?» volli capire.
«L'interesse è piuttosto comune.» disse lui «E a voi servo io, come voi servite a me.»
Nicolas riprese parola «Ma sappiamo anche che niente è gratuito.»
«Sei sveglio.» ‹Ma chi?› -mi chiesi. E se non ci fossimo trovati in questo contesto probabilmente avrei sparato una delle mie battute a riguardo.- «Ma come ho detto ad Aron io non sono come gli altri quì in giro. L'unica cosa che chiedo, come "favore", è se potreste prestarmi ogni tanto qualche uomo e farmi passare nelle vostre zone indisturbato.»
«Il libero arbitrio, in pratica.» fui concreto.
Portò il busto verso di me «In cambio avresti tutte le forze che possiedo per scovare quel topo di fogna.» si ricompose in seguito «Senza offesa, ovviamente.»
Nicolas «Nessuna offesa.» disse al posto mio.
«No, nessuna offesa.» confermai.
Egli «Perfetto!» batté un colpo con le mani «Ah, e, senza offesa, ma per evitare "sorprese" da parte vostra Damon sarà direttamente con voi.»
‹Come?!› E come lo pensai, lo dissi «Come?»
«Vi chiedo scusa in anticipo, ma in questo mondo bisogna sapersi sempre guardare le spalle, spero capiate.»
Dovetti mantere la calma giusto per un attimo prima di poter tornare a parlare «Va bene.» acconsentiì «Ma ogni spostamento che verrà eseguito nelle nostre zone e nei dintorni dovrà prima essere comunicato a me.»
«Contrattacchi, èh?» mi derise.
Rimasi fermo sulla mia posizione «O così, o non se ne fa nulla.»
Jhon si alzò in piedi. E mi allungò la mano. Io, gliela strinsi.
Poi, mi tirò più a sé «Ricorda solamente una cosa, Aron Jhones. Se oserai tradirmi ti pioverò addosso come se fossi l'anticristo.»
«È un avvertimento?»
«No, è una minaccia.»
Erano le 16:45. Fra venti minuti ci sarebbe stata la grande gara.
Notai quel Damon in lontananza. ‹Come mi sono potuto far battere da quel biondino?› -la cosa non mi sarebbe mai andata giù.-
Decisi di andarmi a prendere una birra, ne avevo bisogno, anche se forse vista la gara non è che poi fosse così una buona idea. Alla fine optai per una semplice acqua frizzante.
Notai una figura incappucciata, non l'avevo già vista poco prima? Appena si accorse che la stessi guardando sparì tra la folla.
«Bah.»
Negai con la testa ed andai dagli altri.
Carol «Oh, eccoti, "campione".» ‹Hanno tutti l'intenzione di farmi incazzare?› «Uff, eddai sto scherzando.» mi disse poi avendo forse notato lo sguardo con cui l'avevo fulminata «Comunque c'è qualcuno che ci sta addosso.»
Nicolas «Come dici?»
«Allora non era una mia impressione.» commentai quando con la coda dell'occhio scorsi ancora quella strana figura.
Ci stavano davvero spiando.
«Tu a destra, io a sinistra.» mi disse lei.
Ci separammo.
Nicolas «Hey!»
Notai che svoltò l'angolo ed io aumentai il passo, ma andai a sbattere contro la persona con cui fremevo di poter parlare.
«Jhones, ora osi pure pestarmi le scarpe?» Ivan mi guardò con disprezzo. ‹Quanto gli smonterei questa faccia di merda che si ritrova.› -mi dissi, ma dovetti stare calmo.-
Fu proprio quando fece per andarsene che lo bloccai «Ti prego, aspetta!»
«Ti ho già det–..» «Mi dispiace. Dico davvero. Come posso–..» «Mi hai appena interrotto?» mi lanciò un brutto sguardo.
Ma io proprio in uno così sarei dovuto andare ad incappare?
«Ho bisogno di parlarti.»
Mi restò a fissare.
«Come posso far sì che tu possa ascoltarmi?» gli chiesi.
«Oggi mi sento buono di cuore, mi hai fatto vincere parecchi soldi col tuo giochetto. Bravo. Non avrei mai pensato.» ma di cosa stava parlando? «Quando avevo puntato su di lui e ho visto arrivare te mi ero parecchio incazzato, ma poi, è andata come doveva andare. Quindi sì. Mi becchi di buon umore.» ‹Pensa che lo abbia fatto apposta?› -pensai- ‹Be', meglio così.›
«Voglio porti una domanda che riguarda la nostra ultima conversazione.»
Fece una smorfia ed incrociò le braccia dietro la schiena «Ah, così sì che potrei tornare di cattivo umore.»
«Lo sto cercando.» buttai lì.
Ivan mi lanciò un'occhiata che non compresi «Se credi che io sia una specie di "recupera famiglie" ti sbagli.»
«Non è per riabbracciarlo che voglio trovarlo.» e da ciò che lesse nel mio sguardo, sembrò credermi.
«Mh...» ci pensò «Okay.» acconsentì «Puoi pormi solo una domanda, ma questa domanda ha un prezzo.» ‹Un prezzo, è? Ma non mi dire.› «Quindi, dai, forza.»
«Forse sarebbe meglio parlarne in un posto più appartato. So che qualcuno–..» decisi di scegliere meglio le parole «Potrebbe rischiare di sentirci.» se avesse saputo che ero seguito e che questo ora sapeva che potevo avere probabili contatti con lui probabilmente mi avrebbe fatto uccidere, non c'era da scherzare coi russi.
Mi fece un cenno della mano ed io lo seguiì. Stavamo uscendo, dove eravamo diretti? Alla fine scelse la sua Gip Renegade nera dai vetri oscurati come confessionale.
Egli «Quì nessuno può sentire e né vedere niente.»
*brzz brzz*
Il telefono cominciò a squillare ma neanche mi preoccupai di guardare chi fosse.
Cominciai a parlare «Ultimamente abbiamo avuto "qualche problema".» ‹Non dovrei dirglielo, ma è l'unico modo.› «Grazie a delle indagini siamo risaliti a dei dati, in cui però non c'era praticamente niente, a parte un unico contatto.»
«Mi staresti dicendo che quel contatto è il mio?» chiese scettico.
«Esatto.»
Sospirai. ‹Dovrei continuare?› -ci pensai.-
Ivan incrociò la mani fra loro «Non sono una persona paziente, quindi vedi di arrivare al punto.»
«Noi siamo certi che sia tratti di mio fratello Claus.»
Sembrò bloccarsi, e poi, si mise a ridere in modo sguaiato!
«Quindi questa è la mia domanda: sei in contatto con lui?»
Poco dopo la smise.
«Vattene.» disse glaciale.
‹Cosa?› «Che–..» «Non lo aiuterei mai. E se ne avessi il contatto, vorrebbe dire che saprei dov'è, e se lo sapessi fidati che non lo staresti cercando.»
Anziché togliermi quei dubbi, me ne piazzò davanti uno enorme.
Che cosa significava?
Io «Quin–..» m'interruppe «Una domanda. Ora il mio prezzo.» ‹Dannazione. Sono un idiota!› -non avevo chiesto quale fosse.- ed ora mi sarebbe toccato accettarlo, qualunque cosa potesse essere.
Con le mani in tasca mi diressi di nuovo verso il caos di automobili.
*brzz brzz*
‹Dovrei togliere questa stupida vibrazione.›
«Pron–..» «Si può sapere per quale fottuto motivo non rispondevi?!» la sua voce fu ancora più squillante attraverso il telefono.
«Stavo parlando con Ivan.»
«C-che?!» si udì del trambusto dall'altro capo «Grande!» ‹Ma è Nicolas?› «E dammi quà idiota!» si riprese con tutta probalità il telefono «Dove sei adesso?»
«Dietro di te.»
Lei cacciò un urletto e le scivolò il telefono dalle mani. Si affrettò poi a raccoglierlo nel mentre che imprecava, di sicuro, contro di me.
«Allora?» chiese quell'altro.
Non dimenticai che qualcuno forse ci stesse ascoltando.
«Carol, tu rimarrai quì.»
Lei «Che–..» «Fidati di me.» fu l'unica cosa che le dissi.
Mi avviai assieme a Nicolas dietro ad alcuni spalti.
Lui prese parola «So che qualcuno ci sta seguendo, ma stare quì non fa altro che migliorargli il lavoro. Non ti pare?»
Sbuffai, perchè non taceva mai?.
«Ho parlato con il russo.» alzai la voce «Proprio poco fa.»
Nicolas mi gridò sottovoce «Ma che stai facendo?!» ‹Ma perchè devo sempre spiegargli tutto?!›
«Non è Claus, ma qualcun'altro.»
«Cosa?!» sbraitò Nicolas.
-Notai nuovamente quella figura- ‹Il pesce ha abbocatto all'amo.› Il mio compare colse il mio sguardo, lo intravide anche lui, e così iniziò a stare al gioco.
Allora, disse «Cosa vuol dire che si tratta di qualcun'altro e non di Claus?!»
«Non lo so. So che è così.»
‹Ci siamo quasi...› -pensai intimandolo con lo sguardo a continuare questo teatrino.-
Nicolas «E sai di chi si tratta?»
«Sì.»
Mentiì. Non lo sapevo, ma lui non sapeva che io non lo sapessi.
«E chi è?»
«È...» creai suspence.
Carol gridò «Ce l'ho!»
Io e Nicolas scattammo!
«Muovetevi!»
Girammo l'angolo, giusto in tempo per vedere la gomitata sul mento che le arrivò.
«Fermalo!»
Corsi più in fretta che potei. Feci un salto, riuscendo in tempo ad afferrarlo! Quando lo agguantai per la spalla questo perse l'equilibrio ed inciampò a terra con me sopra di lui. Ci eravamo schiantati al suolo.
Carol «Figlio di puttana...» lo insultò furente mentre si tenne la parte colpita.
‹Ora non hai più scampo.› -pensai dolorante.- Aveva la mia arma puntata alla schiena.
Questo, si mise a ridere «Te l'ho data bella forte, vero? Scusa.»
‹Aspetta...› -fui interdetto- ‹Ma questa voce...›
Lei «Quindi per insultarti, dovremmo farlo al maschile, o al femminile?»
Mi rimisi in piedi.
«Togliti il cappuccio.» gli intimai.
Si mise sulle ginocchia.
«Niente movimenti bruschi!»
Questa «Okay, okay. 'Sta calmo.»
Alzò le mani con lentezza e si tirò giù il copricapo per voltarsi poi verso le nostre figure.
Nicolas, sbarrò gli occhi «Sofia...?»