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CRESCERE NEL CRIMINE

Ragazzi e ragazze, tutti rinchiusi nello stesso lurido posto. Vittime delle loro azioni. Vittime di ciò con cui si sono macchiati. Vittime di chi li ha cresciuti. Ma soprattutto, vittime di loro stessi. Quando sei vittima di te stesso non puoi correre da nessuna parte. Solo imparando ad affrontare la realtà, solo così, potrai dire di essere veramente libero. Ma ci si può liberare della propria mente? Non potrai mai sentirti libero se prima non impari a convivere con quel che hai fatto pagandone le conseguenze. Alcune cicatrici è difficile guarirle. Dipende dove te le porti, se nel corpo, o nella mente. I pensieri fanno male, logorano. Le azioni ne conseguono. Ma quando ti ritrovi in un posto dove quel che hai fatto ti viene messo tutto su un tavolo, non puoi non guardare in faccia la realtà. Così impari a conviverci h 24, rimanendo solo tu coi tuoi pensieri perenni. Loro verranno uniti da una sola cosa, ovvero, una cella fredda ed un pavimento polveroso dove parlare dei loro maledetti problemi. E questa, è la loro storia... Lui, per lei è come una calamita Lei, per lui è la persona sbagliata. Lui, è la tempesta. Lei, è la calma. Lui, è la persona da cui vorresti stare lontano. Lei, è la persona a cui vorresti stare affianco. Lei, è cresciuta volendo pensare al futuro. Lui, è cresciuto restando intrappolato nel passato. Lei, angelo dannato in cerca di emozione. Lui, demone disperato in cerca di pace. Lei, vittima del pericolo. Lui, vittima del crimine. ⏩©copyright,tutti i diritti riservati sequel: "VIVERE NEL PERICOLO". STORIA COMPLETATA⏪

thestories01 · 現実
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66 Chs

XXXV° spensierati come i bambini ed incoerenti come gli adulti

Taylor Vega (POV'S)

Ero rimasta incantata dal racconto di quella sua avventura.

«E poi? Ci sei riuscita?»

Ambra si appoggiò contro lo schienale della sedia «Con qualche inconveniente, ma, sì. Ci ero riuscita.» disse «Ma quindici giorni dopo sono stata presa. Probabilmente c'era un infiltrato nella nostra squadra

Chiara si alzò dalla sedia e si mise a sventolare una mano per aria.

«Umber!»

Notai la ragazza dai capelli argentati.

Chiara «Por que non ti siedi con nosotros?»

Qualcuno disse «Dovresti smettere di invitarla tutte le volte nanetta.» si trattava di Martina, da dov'era saltata fuori?

Ambra commentò «Sei sempre la solita...»

«Non llamarme nanetta!»

Umber si avvicinò al nostro tavolo «Gracías, ma no sirve.»

Chiara insisté «Ooh, dai!» poi si mise una mano davanti alla bocca ed aggiunse «Non preoccuparti di ella.»

Martina «Guarda che ti sento!»

«Oh, no me preocupa.» Umber sventolò una mano in aria «Però, no, gracías.»

Si allontanò.

Mi alzai dalla sedia dicendo alle altre che volevo prendermi un caffè alla macchinetta finché ce ne fosse stata la possibilità.

Piuttosto distratta, mi scontrai con qualcuno. Il caffè mi finì sui pantaloni mentre il resto si rovesciò sui vestiti della ragazza.

Io balbettai «O-oh, scusa! Non volevo.»

I suoi occhi furono su di me.

«Umber?»

Lei sbuffò spazientita «Haora me lo dovrai ofrire.»

Cavolo quanto sono stata sbadata!›

‹Questo è perchè non guardi dove vai!› -mi rimbeccò.-

Io annuiì, così alla fine ci dirigemmo assieme verso il distributore.

Io «Scusami ancora.»

Lei sospirò «No te preocupes.» mi guardò. ‹Che occhi che ha...› -mi venne da pensare in automatico.-

Volli prendere parola «S–..» «Te devo dire grazie para quella volta.» mi aveva interrotta, ma anche anticipata, perchè stavo per aprire io il discorso.

«Oh, figurati. Tu stai bene?»

«Sì, estoy bene.» poi mi domandò «Y tu?»

«Oh, sì sì. Sto bene. Ti ringrazio.»

Annuì, poi mi ringraziò ancora ed in fine se ne andò per la sua strada ed io me ne andai per la mia.

Quando tornai dalle altre ci diressimo in cortile per fumarci una sigaretta.

Percepiì lo sguardo di qualcuno su di noi. Era il ragazzo con gli occhi magnetici, Carlos.

Martina disse «Be' ragazze, ci vediamo più tardi.»

«Ma dove stai andando?»

«A farmi gli affari miei!» ‹Simpatica come al solito...› -commentai.-

«Dai, lasciami metà!» le disse riferendosi alla sigaretta.

Martina «No. Se te ne lascio metà non mi soddisfa.» continuò a negargliela.

Io dissi a Chiara «Perchè non hai chiesto a me?»

«Porque prima non mi andava.»

«Che bambina...» commentò l'altra.

Ridacchiai, aveva ragione, a volte sembrava proprio una bambina capricciosa.

«Hai bisogno di una sigaretta?»

Chiara si irrigidì. Nemmeno si voltò.

«No. Non da te.»

Così, com'era arrivato, se ne andò.

Chiara «Arrivo.» ci disse distrattamente.

La osservai mentre si allontanava.

«A te non è sembrata strana?»

Ambra mi osservò «Mh?»

«Non lo so, quando lui le si avvicina sembra cambiare completamente.» esposi la mia opinione.

La ragazza dalle lunghe trecce sospirò «La loro storia non è finita bene.» ‹La loro storia?› -eppure, avrei dovuto captare qualcosa. Ma non ci ero riuscita.-

«Capisco...»

Notai Nicolas in lontanaza.

Ambra Barret (POV'S)

Chiara «Ma...» si guardò attorno «Dov'è andata?»

«Arriva.» le risposi.

Si sedette a gambe incrociate ai piedi della scalinata.

«Non fate altro che litigare è?»Perchè non ti fai mai gli affari tuoi?› -mi riprese.-

Chiara non fece nemmeno finta di capire di chi stessi parlando «Già.»

Mi aveva risposto in modo seccato, ma io, riuscivo comunque a percepire la sua tristezza. Era palpabile. E poi la conoscevo.

Io ero il tipo di persona che si accorgeva di tutto essendo estremamente attenta ai dettagli.

Non li capivo, nonostante conoscessi la situazione.

E loro, si guardavano. Sempre. Senza ammetterlo mai ad alta voce. Lei gli lanciava degli sguardi di sfuggita, mentre lui, i suoi di sguardi, non cercava nemmeno di nasconderli.

Si cercavano con gli occhi ma le loro gambe non facevano altro che portarli lontano.

Perchè le persone preferiscono rincorrersi nei proprio pensieri anziché rincorrersi nella realtà di tutti i giorni?› -non ne avevo mai capito il senso.-

Nicolas Kepler (POV'S)

«Che domanda vorresti pormi?» le chiesi nuovamente.

Taylor se ne rimase in silenzio mentre ammirava la distesa grigiastra sopra le nostre teste.

«Che cosa c'è sotto?» ‹Ma cosa dice?› «Fra di voi, intendo.» poi capiì quel che intendeva.

«Sono questioni che non ti riguardano.» tagliai corto mentre fiagai.

Taylor «Okay.» era tutto quì?

«Eddai...» mi ci avvicinai.

Cominciai a punzecchiarla mentre lei mi intimava di smetterla.

Alla fine cedette e mi spintonò in modo giocoso.

Corse via! Pensava che non la potessi prendere?

Io «Torna quà!»

Lei «Non ci penso nemmeno!» mi fece una pernacchia. ‹Ma guarda te che bambina troppo cresciuta...›

Buttai a terra la sigaretta.

Cominciai a correre! Mi sentiì un bambino.

Quand'è stata l'ultima volta che sono stato così spensierato?› -mi chiesi con malinconia.-

Lei non faceva altro che ridere mentre zigzagava dappertutto. Mi stava forse prendendo in giro?

Peccato che non sapesse che fossi molto più resistente. Ero abituato a correre.

Aspettai il momento giusto, quando si stancò non ci volle chissà quale sforzo per acchiapparla. L'afferrai per il polso! Però nel mentre che veniva attirata verso la mia figura io finiì per prendere una storta ed entrambi ci ritrovammo per terra tra la polvere in un attimo.

Peccato che il tutto non terminò esattamente come nelle favole, dove i due protagonisti finiscono a ridere insieme mentre si ritrovano l'uno sopra all'altro e si guardano negli occhi.

Proprio per niente.

Taylor «Oddio!» si mise entrambe le mani davanti alla bocca e con fare dispiaciuto continuò a dirmi «Scusami non volevo! Stai bene?!»

«N-no.» mi sforzai di parlare.

Al posto del sorriso mi ritrovai col fare una smorfia con le lacrime che mi stavano sgorgando dagli occhi a causa del dolore.

Mi sforzai nel dirle «Ora potresti spostarti?» Mi sta uccidendo!› «Hai ancora il ginocchio nelle mie–..» «Cazzo! Scusami!» si scansò immediatamente.

Mi sembrò di tornare a respirare «T-ti ringrazio...»

Mi girai di lato e mi rannicchiai su me stesso mentre mi reggevo i gioielli di famiglia temendo che potessero definitivamente staccarsi e rotolare via mentre mi ricoprivano di insulti.

Taylor mi girò attorno, voleva aiutarmi ma non è che avrebbe potuto farci molto.

«È morto?» chiesero.

«Si è preso una ginocchiata nelle palle.»

Non potevo neanche soffrire in pace?!

Qualcuno ridacchiò «L'hai steso Taylor, brava.»

«Sta' zitto Dylan!»

Trascorsero dieci minuti, mi trovavo ancora disteso sul terreno umido.

Quando mi misi seduto trovai gli occhi di Taylor.

«Mi dispiace...» ripeté per la milionesima volta.

Io presi un respiro «Tranquilla.» le dissi ‹Mi hai solo ucciso, ma nulla di che.› -pensai ancora dolorante.- «Infondo non è stata colpa tua. Sono inciampato io.»

Mi sorrise. Con questo tempo grigio, quel suo sorriso sembrò il sole.

-Pensai in automatico- ‹Che cosa vuole Claus da una ragazza del genere?›

Non conoscevo l'esatto motivo. Come suo solito su "certe cose" era riservato. Ma lei perchè avrebbe dovuto c'entrare qualcosa in questa brutta faccenda? E lui che intenzione aveva? Per raggiungere i suoi scopi era capace di usare ogni mezzo ed ogni persona.

I suoi occhi continuarono a rimanere fissi nei miei.

È bella.› -pensai-.

Gliel'avevo anche detto una volta con la faccia tosta che mi ritrovavo. Ma lei lo era davvero. In ogni senso.

Era riuscita a portare un po' di bellezza e di giocosità in questa mia vita rovinosamente grigia.

Ma forse non avrei dovuto pensare a queste cose visto il ruoli che presto saremmo stati obbligati a ricoprire.

Taylor «Tutto okay?»

«Oh, sì.»

Mi tirai su in piedi.

Taylor Vega (POV'S)

Perchè mi era sembrato strano tutto ad un tratto?

Mi chiese se mi andasse di fumare, dopo che acconsentiì mi offrì una sigaretta ed io l'accettai più che volentieri.

Me l'accesi e lui ridacchiò «Cosa c'è?» lo guardai stranita.

«No è che mi fai morire...» si massaggiò un occhio.

Io non riusciì comunque a comprende ciò che volesse dire «Spiegati. Fa' ridere anche me!»

Nicolas alla fine mi accontentò «Ti ricordi la prima volta che hai voluto provare a fumare?»

«Sì ma–..»Aspetta.› -ci pensai per un attimo.- «Quindi mi stai prendendo in giro?!»

Lui al posto di rispondermi continuò a ridersela.

«Nicolas!» lo ripresi e lo spintonai giocosamente.

Lui in sua difesa mi disse «Scusa, ma non potresti capire.» cercò di trattenersi dal ridere dato le occhiate che gli stavo lanciando «È che hai fatto una faccia buffissima!» ma non ci riuscì a lungo.

Incrociai le braccia tra di loro «Ma smettila...»

Nicolas mi si avvicinò e con una faccia buffa, che lasciava intravedere i denti, ed esclamò «Daiiiii!»

Non riusciì a far finta di tenere il broncio.

Nicolas si allontanò «Ecco, vedi?» disse «Sei molto meglio quando ridi.»

Arrossiì.

Poi la sua espressione si fece un po' più seria «Ultimamente non sorridi più tanto spesso come facevi prima.»

Distolsi lo sguardo dopo quella sua affermazione.

Sono successe tante cose Nicolas...› -quel che pensai lo feci rimanere un pensiero.-

«Pensi che sia così stupido da non accorgermene?»

Dopo quel che disse tornai con lo sguardo su di egli «Un pochino...» cercai di sdrammatizzare prendendolo in giro.

Lui «Ah sì?!» fece una faccia da furbo «Vieni quà!»

Mi intrappolò la testa nel suo avambraccio.

«Eddai! Lasciami!» esclamai.

Ebbi una brutta sensazione. Le mie risate cessarono.

«Hei voi!»

Mi lasciò. Per fortuna.

La guardia carceraria ci disse con parecchia irritazione nella voce «Voi due non avete già dato abbastanza spettacolo per oggi?»

«Che rottura...»

Questo «Come dici?!» mi aveva sentita?

Io «No, niente!»

«Mmmh...»

«Per oggi abbiamo finito di "dar spettacolo".» Nicolas cercò di aggiustare la situazione «Non preoccuparti.» forse...

Il tizio spelacchiato poi ci lasciò stare.

Aron Jhones (POV'S)

Avevo deciso di uscire in cortile per fumarmi una sigaretta.

Non erano in molti che decidevano di starsene fuori per tutto il giorno con la fredda stagione.

Più in là notai due figure. Se ne stavano sempre insieme è?

Me l'accesi.

Lei era voltata verso di lui e quindi non mi notò ma lui sì. Iniziò a comportarsi come l'altra volta, quando si era accorto che li stavo guardando, e quando per l'ennesima volta stavamo per metterci le mani addosso.

Faccia di merda.› -lo insultai mentalmente.-

Non faceva altro che continuare a guardarmi.

Pensava davvero che potesse fregarmene qualcosa, o ancor meglio, che la cosa mi toccasse? Si sbagliava. Si sbagliava di grosso.

Taylor si mise ad indietreggiare mentre gli diceva «Allora ci vediamo dopo!»

Taylor Vega (POV'S)

Avevo notato Maria.

Nicolas «Taylor!» ‹Che ha adesso?› -mi chiesi mentre mi trovavo ancora girata verso di lui.- «Atte–..» non fece in tempo a terminare la frase, che capiì.

Ero andata a sbattergli contro come una sciocca.

«A-Aron...» balbettai.

La sua presenza schiacciante mi stava squadrando dalla testa ai piedi.

Mi allontanai in fretta, di almeno un metro, ricordando le sue dure parole come un flash.

«Io starei più attenta.» mi disse con voce roca.

Abbassai la testa, smisi di guardarlo in faccia «Scusa.»

«Aria.»

-Tornai a guardarlo- ‹Che ha detto?›

Sbattei le palpebre.

Questo suo comportamento nei miei confronti mi sembrò esagerato non poteva davvero mettersi a comportarsi così.

«Mi spieghi per quale motivo mi odi?»

Lui «Ah!» si scosse nelle spalle e poi rimase silente per interi secondi «Odiarti?» scandì.

Sulle mie labbra si formò una linea dura «Sì. Odiarmi.»

Aron mi osservò a lungo.

Odio quando mi guarda così.›

Aron Jhones (POV'S)

Il mio sguardo ricadde dietro di lei, Nicolas ci stava osservando in modo attento.

Cosa ti sta balenando in quella tua testaccia?› -mi riprese subito.-

Voleva giocare? Benissimo. Però forse si era dimenticato che spesso giocando col fuoco ci si scottava.

Lui cercava di farmi ingelosire? Perfetto, avrei fatto lo stesso. Peccato per lui che la differenza fosse tanta. Io non ero geloso. Mentre lui sì.

Ma forse non era esattamente il momento giusto visto il discorso.

Tornai a guardarla «Be', ti trovo bene.»

Ma cosa stai facendo?›

‹Ti stai rendendo stupido.›

-Sbuffai impercettibilmente- ‹Lasciatemi in pace!›

Taylor sembrò rimanerne completamente perplessa.

«Nonostante tu stia con quello là.» aggiunsi.

«Hai cambiato discorso.» ‹Non ha tutti i torti èh.› -fu d'accordo con lei la maledetta.-

Chiusi gli occhi per un attimo «No–..» mi bloccai, che diamine stavo facendo esattamente?

Taylor mi disse «Sei incoerente. Un bambino.»

Come ha detto?!› -mi chiesi.- «Io lo sarei?»

«Sì, tu!»

Dovevo tirarmi fuori dalla situazione in cui mi ero cacciato.

La cosa che più mi dava fastidio era che avesse ragione. Dopo ciò che le avevo detto, e che tra parentesi pensavo tutt'ora, mi stavo comportando come se nulla fosse. Proprio come un bambino senza un briciolo di coerenza.

Ma non lo avrei mai ammesso, mai.

Così le risposi «Lo sei anche tu.» cominciai a dire «Ti presenti nella mia cella d'isolamento, rischi nel venire da me nonostante tu sappia che tipo sono, per poi pretendere che cosa?» ‹Smettila, stai esagerando.› -ma io non la ascoltai.- «Di essere amici? Di trattarti bene?» più mi avvicinavo, più lei si allontanava «O che altro?» ormai ero ad una trentina di centimetri di distanza dal suo viso «In che cosa speri?»

«Sperare...?» ripeté quell'unica parola come se avesse udito esclusivamente quella.

«Allora? Non hai niente da dire?» insistei.

Lei mi guardò male «Anche tu non hai niente da dire riguardo alla mia domanda a quanto pare...» di cosa stava parlando?

La osservai con un cipiglio «Ma che–..» «Lascia stare!»

«Perfetto.» commentai.

Lo sguardo di Taylor entrò in conflitto col mio «Pensi davvero che me ne importi?»

Ghignai «Allora potevi risparmiarti tutto questo. O no?» poi aggiunsi «Più ti tratto di merda, più torni.» ed evitai di dire altro.

Taylor Vega (POV'S)

Lo stavo fulminando e le sue parole mi fecero infuriare ancora di più.

«Tornare da te?» dissi lentamente e poi mi misi a ridacchiare in un modo che parve perfido «E chi vorrebbe tornare da una persona del genere?! Una persona che non fa altro che ferire, distruggere con le parole... Il tipo di persona da cui non puoi far altro che ricevere odio gratuito!»

Decisi di gettargli addosso ciò che pensavo. Per una volta, una singola volta, volevo essere io a ferire. E non il contrario.

So che mi odi. Lo so, lo percepisco.›

«Nessuno, e dico nessuno, vorrebbe tornarci.» terminai di dire.

Perchè non rispondermi? Perchè non dirmelo e basta?›

Sembrai colpirlo in pieno.

Scostò lo sguardo, a fior di labbra gli spuntò un sorriso storto «Se sono così velenoso, cosa vuoi?»

Tornò a guardarmi.

Perchè il suo sguardo mi da un effetto così nocivo?›

Pensai che avesse finito ma presto ricominciò a parlare «Lo so che nessuno ci tornerebbe.»

«Adesso te la faccio io una domanda.» parlai «Se sei così menefreghista verso il genere umano perchè ti preoccupa che io stia in compagnia di Nicolas?»

Scoppiò a ridere!

Lui «Cosa...?» non fece altro che ridere, ridere e ridere, come meglio sapeva fare.

«Ti diverte così tanto la mia domanda?»

Quando il tutto si affievolì mi rispose «Pensi davvero che la mia sia preoccupazione?»E allora che cos'è?!› «Spero che tu stia scherzando.»

«No.» non cedetti.

Aron aprì la bocca ancora una volta «Non abbiamo più niente da dirci. Abbiamo parlato abbastanza.» e disse ciò prima di voltarsi.

Christian Jay (POV'S)

«Da quando è entrato quà dentro non fa altro che stare con la detenuta 4 0 1, ovvero, Taylor Vega.» lo informai.

Alzò lo sguardo così velocemente su di me che parve fosse stato richiamato da quel nome.

«Come hai detto che si chiama?» era una mia impressione o il suo tono era diverso dal solito?

Io «È pericoloso, non sapp–..» «Te lo richiederò. Come hai detto che fa di cognome?» si scurì in volto.

Ripetei «Vega...» lo pronunciai a fatica. ‹Me ne sono davvero reso conto ora...›

Si mise una mano a premere su entrambe le tempie «È–..» lo interruppi «Una coincidenza incredibile, sì.» cercai in seguito di tornare al discorso precedente «Non sappiamo cosa stia tramando o perchè si sia avvicinato a lei.»

Incrociò le mani tra di loro «Cosa avrebbe di speciale?»

«Niente.» dissi «Però è stata l'ultima arrivata prima di lui.»

«Mmmh...» che gli prendeva?

Frugò nei suoi cassetti e poi tirò fuori il suo fascicolo.

Sbarrò gli occhi «Cosa ci fa quì una minorenne?!»

Io «Non era possibile mandarla da nessun'altra parte, che io sappia. Ad ogni modo a breve compirà 18'anni.»

Egli «Ci sarà stato qualche errore...» pensò ad alta voce.

Io annuiì «È probabile.» aggiunsi in seguito «Comunque ora come ora, anche se volessimo trasferirla, non avrebbe senso. Le pratiche sono piuttosto lunghe e prima che si sbrighi il tutto passerebbero almeno un paio di mesi ma in quel momento lei li avrà già compiuti quindi sarebbe sciocco. Saremmo solo sommersi da noie.»

Sembrò pensarci «Sì, è vero.» concordò.

Io «Basta che non lo scoprano.»

«Altrimenti lì sì che sarebbe un problema.» si appoggiò allo schienale della sedia.

Ci dissimo qualche altra parola e dopo mi congedò.

Mentre stavo camminando per i corridoi notai una certa persona appolliata contro il muro come un avvoltoio.

«Sexy...» fischiò dietro ad una detenuta.

Nicolas Kepler (POV'S)

Nonostante tutto mi sto comunque annoiando.› -pensai imbronciato.-

Mi sentiì tirare per le spalle!

Venni trascinato nel suo ufficio.

«Si può sapere cosa vuoi?» gli chiesi usando un tono parecchio irritato. ‹Ooh, poverino! Eri a caccia e sei stato disturbato.› -mi prese in giro.-

Christian disse «Voglio sapere perchè stai così vicino alla detenuta 4 0 1.»

«Come?» lo guardai annoiato «Io non sono una guardia. Non conosco i vostri "numeri in codice".»

In tutta risposta sbuffò «Taylor. Sto parlando di lei.»

Lo guardai in modo compiaciuto «Intendi la brunetta?»

«Dacci un taglio.» ‹Che noioso.› «Vedi di rispondere.»

Andai a sedermi sulla sedia, come se fossi a casa mia, giusto per infastidirlo «Guarda che gli interrogatori li ho già passati da un pezzo e pure a pieni voti.» me la risi.

Dopo essersi avvicinato mise una mano sullo schienale dove stavo appoggiando le spalle «Cosa vuoi da lei?» aggiunse in seguito «E vedi di alzarti.» il suo sguardo serio mi stava fulminando.

«Okay, okay...» acconsentiì con noia.

Così, mi rimisi in piedi.

Gli risposi «È un'amica.»

«Come dici?» rise divertito «Fammi il piacere!»

Io gli chiesi «Perchè dovrei mentirti?»

Christian mi osservò a lungo ‹Che gli prende adesso?› -pensai per un attimo.- «Perchè tu non fai altro. Sei sempre stato un bugiardo. E lo sarai sempre.»

Sbuffai con divertimento «Non ti fidi proprio èh...»

«No.»