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CRESCERE NEL CRIMINE

Ragazzi e ragazze, tutti rinchiusi nello stesso lurido posto. Vittime delle loro azioni. Vittime di ciò con cui si sono macchiati. Vittime di chi li ha cresciuti. Ma soprattutto, vittime di loro stessi. Quando sei vittima di te stesso non puoi correre da nessuna parte. Solo imparando ad affrontare la realtà, solo così, potrai dire di essere veramente libero. Ma ci si può liberare della propria mente? Non potrai mai sentirti libero se prima non impari a convivere con quel che hai fatto pagandone le conseguenze. Alcune cicatrici è difficile guarirle. Dipende dove te le porti, se nel corpo, o nella mente. I pensieri fanno male, logorano. Le azioni ne conseguono. Ma quando ti ritrovi in un posto dove quel che hai fatto ti viene messo tutto su un tavolo, non puoi non guardare in faccia la realtà. Così impari a conviverci h 24, rimanendo solo tu coi tuoi pensieri perenni. Loro verranno uniti da una sola cosa, ovvero, una cella fredda ed un pavimento polveroso dove parlare dei loro maledetti problemi. E questa, è la loro storia... Lui, per lei è come una calamita Lei, per lui è la persona sbagliata. Lui, è la tempesta. Lei, è la calma. Lui, è la persona da cui vorresti stare lontano. Lei, è la persona a cui vorresti stare affianco. Lei, è cresciuta volendo pensare al futuro. Lui, è cresciuto restando intrappolato nel passato. Lei, angelo dannato in cerca di emozione. Lui, demone disperato in cerca di pace. Lei, vittima del pericolo. Lui, vittima del crimine. ⏩©copyright,tutti i diritti riservati sequel: "VIVERE NEL PERICOLO". STORIA COMPLETATA⏪

thestories01 · Realistis
Peringkat tidak cukup
66 Chs

XXVII° una nuda conoscenza

Christian Jay (POV'S)

Mi scrocchiai le dita.

«Vado ad accoglierlo.» detto questo, mi alzai dalla sedia.

Nicolas Kepler (POV'S)

Mi spinse in malo modo dentro alla stanza dopo che ebbe aperto la porta.

«Potresti anche togliermele adesso

Mossi le mani provocando il tintinnio delle manette.

James «Taci.»

Mi voltai verso il mio interlocutore con l'intero corpo.

Christian si rivolse a James «Vai pure, ci vediamo fra cinque minuti.»

In seguito a quel che disse udiì il rumore della porta che veniva aperta e poi richiusa.

Commentai piuttosto divertito «Ma è un tuo amico o un tuo dipendente?»

Mi osservò con uno sguardo serio.

Io «Capito...» ‹È sempre il solito.› -sbuffai annoiato.-

Si avvicinò alla mia figura.

«Pensavi davvero di poterti infiltrate quì dentro senza che ti scoprissi?»

«Per più di una settimana ha funzionato.» mi spuntò un sorrisetto a fior di labbra.

Christian non cambiò espressione ‹Quant'è serio!› «Ma sei stato beccato.»

«Così pare.» commentai.

Poi esclamò «Tempo qualche giorno e ti risbattiamo indietro!»

«Ooh, tu dici?» chiesi divertito.

Mi arrivò faccia a faccia «Dacci un taglio con i tuoi stupidi scherzi.»

Io «Scherzi? Quali scherzi?»

«Siete insieme?» Dritto al punto è?› «Ti ha mandato lui?»

«Chissà...» rimasi sul vago.

Christian alzò il pugno a mezz'aria. Chiusi gli occhi.

Quando li riapriì mi ritrovai la visuale del suo intero braccio a mezzo centimetro dal mio occhio sinistro. Lo percorsi con lo sguardo notando in fine che lo aveva fatto schiantare contro alla parete appena dietro di me.

Io «Allora un po' di bene me ne vuoi.»

Sorrisi sornione.

«Piantala di prendermi per il culo.» mi avvertiì.

Alzai le spalle e con espressione apparentemente innocente esclamai «Assolutamente!»

Certo che sei stronzo èh.›

‹Sì, lo so.›

«Ti ha mandato lui o no?!»

Questa volta non risposi.

«Ma quindi...» dissi «Non sei contento? Vi ho fatto una sorpresa!»

Cambiai completamente discorso.

I suoi occhi verde chiaro erano puntati nei miei, se fosse stato possibile sarei già morto. Poi li spostò, dietro di me, verso il lato destro.

-Non capiì- ‹Co–..›

Mi piegai in due, tossiì.

«James di merda è tornato...» dissi con un filo di voce.

Si mise al suo fianco mentre scuoteva la mano.

James chiese a Christian «Pensi che usare i metodi del direttore possa funzionare?»

«No. Non con lui.»Stronzo.› -dissi mentre lo stavo ancora guardando mezzo piegato.-

Così mi feci sentire «Come sei affettuoso...»

James «E allora perchè?» gli domandò, senza calcolare la mia frecciatina.

«Per farlo stare zitto.» rispose.

Dopo che tirai un altro colpo di tosse mi misi a ridacchiare.

«Cambiamogli residenza.» cominciò a dire mentre mi guardava «Mettilo nella V4.»

James annuì senza convinzione.

Io «Ma come, nella parte dedicata agli assassini?» feci il broncio.

Così peggiori la situazione.›

‹Tśh.›

Mi fece girare su me stesso, quasi persi l'equilibrio!

Aprì la porta con una mano mentre mi teneva con l'altra. Iniziammo a camminare.

«Come mai mi tieni per la spalla, e con una sola mano, come se non bastasse?» gli domandai annoiato.

Lui «Perchè so che da me non puoi scappare‹Ah! E io che pensavo che non mi rispondesse.› «E perchè so che sai che se ci riuscissi ti riacchiapperei in un attimo.» rispose tranquillamente.

Chiusi gli occhi per un momento, mi spuntò un sorrisetto compiaciuto a fior di labbra «Oh, lo so.»

Eravamo arrivati.

Mi lasciò, sapeva che non sarei scappato, e non lo avrei fatto sul serio. Non avrei potuto, in tutti i sensi.

Spalancò la porta e in seguito mi ci fece entrare dopo avermi tolto le manette.

Io «Ci si vede.»

Lui non rispose.

Nel richiuderla notai il nome di una certa targa, ogni cella ne aveva una alla sua destra, praticamente incisa nel muro.

-Lessi- ‹Z5.› Quella era la cella di Aron Jhones.

Taylor Vega (POV'S)

Nella mia mente era presente solo la confusione.

Mi stavo dirigendo verso le docce, oggi sarebbe stato il turno delle ragazze.

Quel che non riusciì a capire fu il motivo per il quale non ci fosse ancora nessuno.

‹Sarò arrivata prima? O forse le altre avranno già finito?› -be', in quel caso avrei avuto tutte le docce per me.-

Rimasi in intimo.

«Sexy...»

Sobbalzai, presi la maglietta tra le mani cercando di coprirmi più che potevo.

«Non pensavo che le guardie ci riforniscono anche di ragazze.»

Ma che cosa ci fa quì?!

Poi mi sorse un dubbio. Che avessi sbagliato giorno forse? Se era così, ero in grossi guai, perchè a breve sarebbero arrivati anche gli altri.

«Maicol!»

Entrò un altro ragazzo che si tolse la maglietta con una sola mano.

Ero così impanicata che la mia parte pervertita non spuntò fuori alla vista di questa scena.

Lui «Oh.» esclamò, poi disse «E lei che ci fa qu–..» mi guardò. ‹Che gli prende?› -mi chiesi.-

Il presunto Maicol disse «Un regalo!»

«Ah, be'. Bene!»

Aveva deciso di stare al gioco?!

Il presunto Maicol con annessi accento e parlata strana mi si avvicinò.

«Stammi lontano!» indietreggiai.

«Perchè indietreggi?» disse col suo italiano masticato un po' male.

-Lo guardai male- ‹Davvero me lo domanda?› «Non sono né un regalo, né una persona che vuole continuare a stare quì.» feci per sorpassarlo ma lui mi fermò per il braccio.

«Ahà!»

«L-lasciami...»

Mi avvicinò a lui pericolosamente «Che c'è non mi vuoi?»

Mentre mi teneva ancora saldamente, con quella libera, mi obbligò a lasciare la presa ferrea che tenevo sulla maglietta con l'altra mano. Mi scoprì in parte. Con quella ancora libera cercai di appiccicarmela addosso più che potevo. In seguito mise la mia mano sul suo petto.

«Allora?» mi chiese con sguardo languido «Che ne dici?»

«Mollami!» gridai.

Poi me lasciò ed io ripresi i bordi della maglia con entrambe le mani.

E mentre mi accarezzava la guancia disse «Dai, non avere paura.»Non avrei dovuto avere paura?!› -esclamai, completamente incredula.-

Le gambe mi tremavano.

Io «Che ci fate qui?!» presi coraggio.

L'altro si fece sentire «Questo dovremmo chiederlo noi a te. Non credi?»

«Ma–..» aveva ragione, come avrei potuto ribattere ad un'affermazione ovvia?

Maicol «Dai, su. Sta' tranquila.»

«Il tuo amico ha ragione quindi fammi rivestire. Così me ne vado.»

Il ragazzo dai capelli neri disse «Ma come! Vogliamo guardarti fare la doccia.»

Gli lanciai un'occhiataccia «Come?!»

«Scherzo!» gridò sussurrando ed alzò le mani in aria con fare innocente.

Maicol gli diede ovviamente corda «E poi potremmo aggiungerci anche noi.»

«Emh...» parlò l'altro «Non mi ci vedo a fare una cosa a tre.» fece una smorfia «Non con un altro uomo, perlomeno.» ci stava pure riflettendo?!

Maicol fece spallucce «Alora sarà tutta per me.»

Mi feci sentire «Per favore...» ebbi un sussulto «Lasciami andare...» continuai «Ti imploro...» mi si spezzò la voce.

Maicol serrò le labbra «Eh, sai... Io quà adesso ho un "certo problemino".» mimò le virgolette «Come risolvere?»

Abbassò lo sguardo mentre io non osai farlo.

Lo stavo guardando terrorizzata.

Ebbi un altro sussulto, non la smettevo più di essere scossa da tremolii.

«Okay, la cosa sta andando oltre.»

Spostai lo sguardo sul ragazzo senza maglia che si avvicinò alle nostre figure.

Dopo avergli messo una mano sulla spalla disse «È spaventata sul serio. Abbiamo esagerato.» visto che non lo stava ascoltando strinse di più la presa sulla sua spalla «Dai, ora lasciala.»

«No.» ‹No?›

«Maicol...?» lo scosse appena.

Questo chiuse gli occhi «Dylan...» ‹Ma questo nome...› -non lo avevo già sentito?- «Mollami.»

«Se prima tu molli lei.» insistette, e questa volta il suo tono fu serio.

Ci fu un silenzio tombale.

Udiì degli altri passi. ‹No. Per favore... Ne stanno arrivando altri?!› -iniziai a piangere, non riusciì più a trattenermi.-

Dylan disse «Dai cazzo! Non vedi che sta piangendo?!» gli gridò addosso.

Spostai in continuazione lo sguardo fra i due mentre, ero scossa dai singhiozzi.

«Ah, siete già q–.. Ma che diamine?!»

Ci raggiunse un ragazzo dalla pelle color dell'ambra.

Dylan «Maick...»

In fine obbligò Maicol a lasciare la presa dal mio braccio. Mi allontanai in fretta, ma nel camminare all'indietro inciampai, finendo col sedere per terra!

Il ragazzo prese la testa di quel maniaco fra le sue mani, gli si avvicinò, coprendogli la mia visuale «Calmati, okay? Devi calmarti. E lo sai.» dopo aver detto questo girò la testa verso il ragazzo senza la maglietta «E tu? Dov'eri?»

Dylan «Be' io–..» «Gli stavi dando corda per caso?!» alzò la voce di un'ottava.

Maicol «Mollami.» riacquistò la sua attenzione.

Maick «No. Prima ti devi tranquillizzare e stare quì non ti aiuta, quindi usciamo. Okay?»

«Maick–..» provò a dire Dylan, ma alla fine si fermò.

Il ragazzo riccio lo fulminò probabilmente con lo sguardo «Lo sai che non ha controllo. Ma al posto di aiutarlo–..» «Sì, lo so.» non lo guardò in faccia.

Maick «E allora se lo sai evita di comportarti da stupido.»

Portò fuori Maicol.

Io ero rimasta ferma a guardarmi tutta la scena. Ero ancora scossa, quindi mi trovavo esattamente nella posizione di prima.

Dylan mi guardò «Stai bene? Vuoi che ti aiuti ad alzart–..» «Mi prendi per il culo?!»

Ne rimase sbigottito, ma che reazione si sarebbe potuto aspettare?!

Maick rientrò.

«Mi disp–.. Oh, scusami.» si mise una mano davanti al viso «Rivestiti pure.» si girò poi dall'altra parte.

La sua presenza mi aveva tranquillizzata.

«E tu girati!» disse.

Dylan «Oh, sì. Giusto.» così fece in seguito.

Improvvisamente sembra un cane bastonato.› -pensai- ‹Peccato non sia possibile bastonarlo davvero, fino a–..› -bloccai il mio stesso pensiero.-

Scossi la testa.

Misi la maglietta e poi mi alzai in piedi, rivestendomi velocemente.

Maick «Conviene che tu ti muova, fra non molto gli altri saranno quì.»

Gli altri?› -tremai al solo pensiero.-

Quando ebbi finito passai in mezzo ad entrambi ed usciì frettolosamente da quel posto. Richiusi la porta per poi avviarmi verso il cortile.

Poco più lontano, ad una decina di metri da me, c'erano gli altri detenuti. Ma ancora prima... ‹È ancora quì.› -dissi fra mé e mé.-

Mi fermai.

Probabilmente percepì la mia presenza dato che mi ritrovai il suo sguardo addosso.

Gli altri ragazzi lo sorpassarono, mi accostai al muro adiacente, li lasciai passare mentre io continuai a camminare lentamente.

«Weilà!»

I commenti non tardarono ad arrivare.

«Ma quella è una ragazza?» disse qualcuno.

Chinai il capo, mi misi il cappuccio.

«Ci accompagni?»

«Hey, tu!» mi sfiorò il braccio ed io lo ritrassi.

Il suo amico «Dai, su, andiamo.»

Perchè devono fare così?› -mi chiesi con amarezza- ‹Maledetti pezzi di merda.›

Ormai mi avevano superata praticamente tutti.

Stavo passando davanti a Maicol.

‹'Fanculo.› -strinsi le dita attorno al cappuccio.-

Lui non mi guardò, tenne la testa bassa.

«Hei.» notai la guardia a qualche passo da noi «Cosa ci fai lì? Raggiungi gli altri! A–..» poi notò me ‹Cacchio.› -commentai.- «Ma tu sei...»

Mi misi a correre!

Maria Clark (POV' S)

Mi trovavo quà per i fatti miei.

La giornata non era delle migliori, fuori c'era un bel temporale.

Odiavo i temporali.

Forse perchè ti ricordano quella fatidica notte?› -non la ascoltai- ‹Ti viene da pensare a quello che ti fece tuo padre vero?›

Serrai le palpebre. Poco dopo,le rapriì.

«Detenuta 7 5 4.» venni richiamata «Clark...?»

«Sono io.»

La guardia «Tuo zio è venuto a portarti alcune cose.»

Dopo che me le porse la ringraziai.

È l'unico su cui posso contare, lui è la familia mea.›

Poco dopo notai Taylor, stava correndo? Dietro di lei vidi a seguito Maicol.

Mi saliì un groppo in gola.

Qualcuno mi toccò la spalla «Non toccarmi!» -Appena voltai la testa notai Martina- ‹Ma che cazzo.›

Lei «Non volevo spaventarti.»

«E che non mi piace quando mi toccano. Soprattutto senza preavviso.»

E perchè a tuo padre non l'hai mai detto?›

‹Lasciami in pace!›

Martina «Tutto okay?»

«No...» mi accucciai, già stufa di questa giornata. ‹Eppure siamo a metà.› -mi ricordò.-

«Che succede?»

«Pensieri.» tagliai corto.

Lei mi disse «Se c'entra quell'uomo, ormai è fuori dalla tua vita.»Lo so benissimo. Infondo l'ho ucciso io.› «Non farti tormentare troppo.»

«Sì, forse hai ragione.»

Lei era l'unica a conoscere la mia storia.

Sapeva tutto. Era a conoscenza di quello che mi facesse mio padre.

Ma le profonde cicatrici inferte da quell'uomo, che avrebbe dovuto amarmi, al posto di mettermi le mani addosso in ogni senso, non erano ancora guarite. Se lo fossero state non mi avrebbe dato fastidio il tocco degli altri. Ma soprattutto, non avrei visto ogni uomo come un possibile pericolo, né lo avrei guardato con ribrezzo o con odio.

Avevo bisogno di farmi di qualcosa per distrarmi, solo che ora non sarebbe potuto essere possibile.

Martina «Allora?» abbassò la voce «Ti è arrivata la bianca?»

«Sì, è arrivata.»

Lei «Bene.»

Ci guardammo in giro, giusto per capire se qualcuno ci stesse osservando, ma nessuno ci stava calcolando minimamente.

Io «Allora più tardi ce ne faremo una in compagnia.»

Lei annuì.

Era l'unica, che consideravo amica, con cui avrei potuto farlo assieme.

Ne ho proprio bisogno.›

Perchè sei una debole.›

‹Sì, una debole che ne ha bisogno.›

-Notai una piccola figura- ‹Chiara.› Tirò su il braccio salutandoci da lontano e noi ricambiammo.

Con lei non avrei potuto farlo, non era il tipo. Era vero che non glielo avevo mai chiesto. Ma non ne avevo neanche mai avuta l'intenzione.

Trascorse una mezz'oretta.

Stavo camminando di quà e di là mentre facevo il mio lavoro.

«Vendi ancora?» sussultai.

-Lo guardai con odio.- ‹Ecco, lui è uno fra quelli che odio più di qualsiasi altra persona.›

Io «Non so di cosa tu stia parlando.»

«No?»

Mi fuoriusciì un verso causato dal nervosismo.

«So che tu non ti fai di niente, quindi cosa vuoi Maicol?»

Non rispose, se ne rimase lì, ad osservarmi con le mani in tasca.

Spalancai gli occhi quando mi venne in mente un pensiero «Ti stai facendo dei pensieri sconci fo–..» «No! Davvero...» ‹Non ti credo.› -chiusi gli occhi in due fessure.-

Io «Guarda che lo so quello che hai fatto. Lo sanno tutti.»

«So–..» fermò ciò che avrebbe voluto dire.

Io misi le mani sui fianchi «Bravo, sta' zitto.»

Feci per sorpassarlo, ma fermai il passo.

Maria...› -mi richiamò, sapendo ciò che intendevo dirgli.-

Lui «Io...»

«Tu, che cosa?! Dovresti solo ringraziare che qualcuno non ti abbia fatto fuori. Perchè lo sai come funziona no? Chi tocca donne o, per la maggior parte, bambini, viene crocifisso. Sei ancora vivo solo grazie agli idioti che ti stanno intorno!»

«Lo so.» aveva anche il coraggio di rispondere?!

Io «Allora?» sorrisi con perfidia.

Catturai il suo sguardo nel mio «Cosa...?» mi chiese insicuro.

Smettila.›

No.›

«La sei andata a stuprare qualche altra ragazza?» poi continuai «Ah, no. Aspetta! Dovrebbe trattarsi della tua ragazza per esserne appagato completamente.»

Non volli avere pietà.

«Giusto?!»

Perchè non reagisce?!›

Maicol Climbel (POV'S)

Mi sorpassò, ed io continuai il mio cammino.

Non reagisco perchè me lo merito.›

‹Smettila.›

Non posso.›

‹Devi smetterla di andarle vicino apposta.›

‹No.›

‹Eppure dovresti, lo sai?›

Ho bisogno di essere punito.

‹E ti sta bene così?›

‹Sì.›

‹Non ti basta punirti da solo?›

No. Non mi basta.›

Mi diressi in bagno.

Anche oggi...› -serrai le palpebre- ‹L'ho rifatto anche oggi...›

Mi appoggiai al lavandino.

Non mi guardai allo specchio, erano anni che non lo facevo, da così tanto, che mi ero quasi dimenticato del mio stesso volto.

Ma infondo che volto vuoi che abbia un mostro?›

Scivolai, fino a sedermi sul pavimento freddo.

Percepiì le lacrime accarezzarmi le guance.