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CRESCERE NEL CRIMINE

Ragazzi e ragazze, tutti rinchiusi nello stesso lurido posto. Vittime delle loro azioni. Vittime di ciò con cui si sono macchiati. Vittime di chi li ha cresciuti. Ma soprattutto, vittime di loro stessi. Quando sei vittima di te stesso non puoi correre da nessuna parte. Solo imparando ad affrontare la realtà, solo così, potrai dire di essere veramente libero. Ma ci si può liberare della propria mente? Non potrai mai sentirti libero se prima non impari a convivere con quel che hai fatto pagandone le conseguenze. Alcune cicatrici è difficile guarirle. Dipende dove te le porti, se nel corpo, o nella mente. I pensieri fanno male, logorano. Le azioni ne conseguono. Ma quando ti ritrovi in un posto dove quel che hai fatto ti viene messo tutto su un tavolo, non puoi non guardare in faccia la realtà. Così impari a conviverci h 24, rimanendo solo tu coi tuoi pensieri perenni. Loro verranno uniti da una sola cosa, ovvero, una cella fredda ed un pavimento polveroso dove parlare dei loro maledetti problemi. E questa, è la loro storia... Lui, per lei è come una calamita Lei, per lui è la persona sbagliata. Lui, è la tempesta. Lei, è la calma. Lui, è la persona da cui vorresti stare lontano. Lei, è la persona a cui vorresti stare affianco. Lei, è cresciuta volendo pensare al futuro. Lui, è cresciuto restando intrappolato nel passato. Lei, angelo dannato in cerca di emozione. Lui, demone disperato in cerca di pace. Lei, vittima del pericolo. Lui, vittima del crimine. ⏩©copyright,tutti i diritti riservati sequel: "VIVERE NEL PERICOLO". STORIA COMPLETATA⏪

thestories01 · Realistis
Peringkat tidak cukup
66 Chs

LIII° strappatori di anime

Perchè tutti quanti non facevano altro che colpirmi ed affondarmi?

Mi tirai su a sedere con fatica, la testa mi girava come una trottola ed ogni mio nervo lo sentivo tremare.

Col respiro corto trovai comunque la forza di dire in modo impastato «Be', wow.»

Il silenzio tombale creatosi si ruppe, i loro occhi erano già da prima puntati su di me.

«Se per te posso crepare potevi lasciarmi dov'ero.»

Lo guardai dritto negli occhi. Senza alcuna paura.

Be'? Ora non parli più, Aron Jhones?›

«Se c'è una cosa che ho imparato è che è da stupidi dare il cuore in mano proprio a chi te lo squarcia.» aggiunsi «Quindi ti ringrazio.» sorrisi.

Entrambi stavamo tenendo lo sguardo fermo l'uno nell'altro in attesa di chi crollasse per primo.

Non sarò io a crollare questa volta, e soprattutto, non sarai più tu a farmi crollare.›

E alla fine, chi crollò, fu lui. Lo distolse.

Christian mi chiese «Come ti senti?»

Aron se ne andò.

«Bene.» gli risposi.

«Okay...» disse «Io vado a recuperarlo, non vorrei che si cacciasse in qualche guaio.»

Rimasi da sola. Mi rimisi giù.

È proprio vero che chi ti rialza è poi in grado di mandarti più affondo di prima.› -continuai a pensare.-

Un pensiero perfido si fece spazio in me, non lo cacciai indietro.

Sono proprio fratelli.›

Se uno ti faceva male fisicamente l'altro lo faceva mentalmente e viceversa.

Il male fisico e quello mentale però erano ben differenti l'uno dall'altro. Perchè se il primo ti lasciava le cicatrici, l'altro ti lasciava i traumi.

Il tipo di male fisico lo sentivi ad ogni movimento. Lo vedevi. Lo guardavi. Non era nascosto da niente, non era radicato in profondità. Mentre il primo si vedeva, per il secondo, era tutto il contrario. Era nascosto e pronto a colpire ben più in profondità perchè era proprio lì che si radicava.

I dolori invisibili erano quelli che più facevano male. Non ti scalfivano il cuore, ma la mente. Questo era il male psicologico. Ed anziché lasciarti un livido si tramutava in un mostro.

Aron Jhones (POV'S)

Stavo passeggiando per il cortile con la sigaretta tra le mani che nemmeno stavo fumando come se fossi un'anima in pena.

‹La vuoi smettere?›

‹Di fare cosa!›

‹Sembri una maledetta ragazzina frustrata col ciclo!›

Mi fuoriusciì un verso dalle pareti della gola.

Notai di sfuggita una figura venire verso di me, sembrava piuttosto arrabbiato.

«Aron, se ti vedono-..» ‹Uff. Eccolo che comincia a farmi la paternale.› -alzai gli occhi al cielo.- «Mi stai ascoltando?»

«No.» risposi con nonchalance.

Christina apparve frustrato «Aron, senti...»

«Scommetto che principalmente ti trovi quì per dirmi qualcosa che probabilmente mi infastidirà.»

Lui mi osservò con un'espressione da pesce lesso «E come fai a dirlo?»

«Ci scommetterei le palle che mi sono appena cadute a terra vedendoti.» feci un tiro, non lo guardai.

Finse una risata «Ma come sei divertente!»

«Ora lasciami finire di fumare in santa pace.»

Christian tornò serio, segno che doveva dire qualcosa ‹Che palle.› -commentai.- «È inutile che ti comporti così facendo tutte queste scenate»

Lo guardai senza capire «Sarebbe?»

«Lei c'è dentro quanto noi.»

«Come?» dissi sarcasticamente «Ma che cosa vai a blaterare?»

«Si sono visti. Ne sono sicuro.»

Non terminai di fare l'ultimo fiato che iniziai a tossire come un dannato «Ma che cosa stai dicendo?! Ne sei proprio sicuro?!»

«Un paio di giorni fa qualcuno ha nuovamente usato la saletta privata.» mi informò.

«E perchè sei venuto a saperlo solo adesso?!»

«Non è che ogni volta mi arrivi una notifica a riguardo o cose del genere...» mi lanciò un'occhiataccia.

Ricominciai a camminare intondo.

«E smettila di trattarla così

Come dice?› «Come dici?» non poteva fare sul serio.

Mi guardò in modo serio «Piantala di comportarti così.»

«Io sono così!»

«Sai che non mi piace questo tuo atteggiamento.» disse.

«Sai che non mi piace questo tuo tono.» ribattetti.

«Touché.»

Sbuffai spazientito.

Christian continuò a blaterare «Devi smetterla di allontanare le persone che ci tengono.»

«Ancora con questa storia? Sei frustrante!»

Non si diede per vinto «Perchè non vuoi capirlo?»

«Ma cosa!» sbottai «Non c'è niente da capire.»

«Se lei non lo comprende, tu non vuoi ammetterlo.»

Lasciai stare quel che disse, cercai di non farci caso.

All fine cambiai argomento «Ma poi, scusa, ma non eri proprio tu il primo che mi voleva tenere lontano da lei e da ogni essere umano che si trova in questo posto di merda?»

«Sì.» sospirò «Ma sono cambiate molte cose.»

«Ah sì? Del tipo?» volli incentivarlo.

Christian roteò gli occhi «Adesso basta.» fu lui a spazientirsi «Vuoi capire che lei potrebbe essere un appiglio in questa tua vita di cadute continue?»

Mi presa la testa tra le mani, perchè non mi lasciava in pace?!

«Se non lo vuoi ammettere, non farlo. Ma sai che ti dico? Che quando lo capirai sarà tardi.»

Mi lasciò finalmente da solo.

Claus Jhones (POV'S)

«Claus!» mi chiamò Sara «È arrivato un pacco.»

Mi alzai dalla sedia ed entrai in salotto.

«Grazie.»

«Che cos'è?» domandò. ‹Oh...› -alzai l'angolo del labbro all'insù.-

La guardai in seguito «Ma come siamo curiosi...»

Si strinse nelle spalle «Non volevo essere invadente.»

«Oh, tranquilla, non lo sei. O perlomeno non sempre.» le dissi «Ora vai a fare le tue cose.» sventolai una mano per aria e la liquidai.

Appena rimasi da solo lo apriì usando un tagliarino.

È perfetto.› -osservai quel che tenevo fra le mani.-

«Sara, ascolta.»

Si affacciò «Sì?»

«Sei brava a disegnare vero?»

Sette ore dopo fui pronto.

Mi guardò attentamente «Dovrebbero essere praticamente uguali.» osservò il suo lavoro.

Mi guardai allo specchio, osservai il mio corpo.

-Feci una smorfia- ‹Che pessimo gusto che ha.›

«Sì, può andare.» acconsentiì.

Mi diressi nuovamente nel salottino e tirai fuori ciò che c'era all'interno della scatola riposta sul tavolino in legno.

Passarono un'altra ventina di minuti.

Le dissi «Starò via per un po', miraccomando. Okay?»

Sara annuì. Usciì di casa.

Taylor Vega (POV'S)

Qualcuno spalancò la porta.

Che cosa ci fa lui quì?›

«Ciao.» mi sorrise sghembo.

«Aron, vattene.»

Mi girai dall'altra parte.

«Il mio comportamento ti ha infastidita così tanto?»

Mi tirai su di scatto sbattendomene altamente della fitta che aveva ricevuto la mia testa.

Sta scherzando? «Stai scherzando?»

Nel suo sguardo potei notare quasi un bagliore diverso, ma forse era solo quello del sole che penetrava all'interno della stanza. Era mattina presto.

Rimase immobile a fissarmi in modo serio.

Si udirono dei passi, delle voci.

«Ci vediamo allora.» mi disse Aron.

Se n'era andato.

Due minuti dopo Christian fece la sua entrata.

«Cia–..» non terminai di salutarlo «Che cosa vuoi ancora?»

Aron mi tirò un'occhiataccia «Mi ha trascinato con lui. Vedi di non parlarmi.»

Come ha appena detto?› -mi ballò l'occhio, il nervoso stava aumentando e con sé anche il mio dolore che già era continuo.-

«Io non dovrei parlarti?!» sbraitai «Tu vieni quà, fai finta di niente, e poi-..» «E chi fa finta di niente?» mi guardò dall'alto verso il basso.

Quanto odio questo suo modo di guardarmi.› -strinsi le mani a pugno.-

«Tu non sei a posto!» sbottai.

Aron scattò con lo sguardo su di me «Come scusami?»

«Mi hai sentito bene.»

Christian rientrò nella stanza, non mi ero nemmeno accorta che se ne fosse andato, ed aveva in mano qualcosa.

Lo piazzò fra le mani di Aron.

Questo si lamentò «Che cosa dovrei farci?»

«Porgierglielo. Io devo andare, quindi fai tu.»

Christian uscì dalla stanza ed Aron lo inseguì dicendogli «Ti sembro una balia?!»

Rientrò dentro e rimase col vassoio in mano con un'aria di stizza.

-Mi misi giù nel letto e mi girai dall'altra parte- ‹Non lo voglio quì.›

Dopo qualche minuti si udì un suono metallico, sentivo la sua presenza dietro di me. Perchè non se ne andava e basta?

Quando capì che non mi sarei girata neanche a pagarmi mi richiamò «Oh.» Oh?!› «Oh,man–..» lo interruppi «Non mi chiamo 'oh'! Ho un nome, lo sai vero?»

Non mi rispose subito, udiì soltanto che stesse respirando piuttosto pesantemente. Stava cercando di mantenere il controllo per caso?

«Me la pagherà per questo quel piccolo bastardo...» stava insultando Christian?

-Si schiarì la voce, ed io pensai- ‹Schiarisciti le idee nel cervello va'.›

«Mangia.» intimò.

'Sta volta non solo mi volti ma mi tirai pure su a sedere per guardarlo «Si può sapere perchè sei ancora quì?»

Aron mi fulminò «Okay me ne vado!»

«Bravo, vai!» gli gridai a dietro nel mentre che usciva dalla porta.

«Sto andando!»

Volli avere l'ultima parola «E chiudi la porta!»

«Certo!»

«Bravo!»

La sbatté. Il tonfo si disperse poi nell'aria e tornò il silenzio.

Non mi piace il silenzio.› -pensai- ‹Ho bisogno di rumore.›

Mi rannicchiai su me stessa ed appoggiai il mento sulle ginocchia per poi chiudere gli occhi.

Aron Jhones (POV'S)

Qual era il suo stramaledetto problema?›

‹E il tuo invece qual è che è?›

«Argh!»

Mi beccai qualche occhiataccia ma me ne fregai altamente.

Qualcuno mi toccò una spalla così mi voltai. Che cosa voleva?

Rose si passò una mano fra i capelli «Weilà, come va?»

«Dimmi che cosa vuoi e vattene.»

Non la guardai neanche, mi accesi una sigaretta che lei poi mi sottrasse. Se la portò alle labbra prendendone una boccata.

«Senti, ma, dov'è finita la tua brava ragazza?»

Le lanciai un'occhiata stranita «Come?»

«Parlo di Taylor.» sbuffai ‹A lei che cosa gliene frega?› «Oh, andiamo! Non guardarmi così.»

Mi guardai un po' in giro «Quel bastardo...» dissi fra i denti quando lo vidi.

Rose seguì il mio sguardo «Parli di quel bocconcino di Nicolas?»

Non le risposi «Dimmi perchè sei ancora quì.» mi riappropriai della sigaretta che mi aveva sottratto.

«La stavo cercando. Tutto quà.»

«Non me la bevo.» socchiusi gli occhi in due fessure.

«Mi sembra piuttosto strana negli ultimi tempi, ma posso immaginare perchè.» disse.

Le strinsi la spalla «Se mio fratello ti ha raccontato alcune cose solo perchè scopavate non vuol dire niente. Non montarti la testa.»

Si scostò bruscamente «Riesco a capire quando qualcuno è tormentato da qualcun'altro.» mi fece presente «Il punto è che non riesco a capire, se da te, o da lui.»

Questa volta le feci scontrare la schiena contro il muro «Sparisci.»

Feci per allontanarmi ma mi bloccò.

«E lasc–..» mi si avvicinò pericolosamente e prima che potessi chiederle cosa stesse facendo mi disse «È più vicino di quanto tu creda.»

Mi si dipinse in volto un cipiglio.

La lasciai stare, non ne valeva la pena.

Taylor Vega (POV'S)

Quando riapriì gli occhi me ne trovai un paio blu rispecchiati nei miei. Sobbalzai, mi misi seduta velocemente.

Prima che potessi prendere io la parola lo fece lui «Scusami, non volevo spaventarti.»

Osservai Nicolas con astio.

Quasi quasi preferivo il silenzio al suono della sua voce.›

Si diresse a chiudere la porta.

Io «Cosa ci fai quì.» dissi atona.

Lui non mi rispose subito, prima di chiudere osservò a destra e a sinistra. Poi si udì il clack.

«Allora?» insistetti.

Finalmente parlò «Sto scappando da quell'idiota che mi sta sempre alle calcagna. Non lo riesco più a sopportare.»

Io non capiì di chi stesse parlando «Macché–..» «James.» m'illuminò in seguito.

Io gli chiesi «E perchè dovrebbe seguirti?»

«Gliel'ha chiesto lo sbirro.» non seppi il perchè, ma pensai che parlasse di Christian.

Lo rimasi ad osservare senza dire niente.

-Di cosa avrei dovuto parlare con lui alla fine dei conti?- ‹Non mi va affatto di parlare né di rimanere da sola con una persona che avrebbe potuto avvertirmi, facendo del bene, al posto di scegliere di mentirmi e farmi del male.›

Quando Nicolas mi guardò io distolsi lo sguardo.

«Taylor...»Non ti azzardare a parlarmi.›

La porta venne aperta.

Alzai le braccia in aria «Eh ma che cacchio!» per poi farle ricadere sul letto con drammatismo.

Non seppi se sbuffare o che altro.

Nicolas esclamò «Che cazzo ci fai quì Jhones?»

Aron gli tirò un'occhiataccia, ma non parve una delle sue "solite occhiate", sembrò essere molto più losca. Neanche gli rispose. Lo rimase solo a guardare.

Quando stette per dirigersi verso di me Nicolas lo fermò per un braccio «Hey ti ho–..» in un attimo si ritrovò col polso torto verso di egli.

Lo guardò in cagnesco «Come osi fare così con me?»

Non riusciì a vedere esattamente la faccia di Nicolas, ma mi parve di intravedere un tremolio nei suoi occhi increduli quando si voltò per un nanosecondo verso di me.

Che cosa stava accadendo adesso? Perchè nessuno dei due muoveva un muscolo?

Aron lo lasciò andare, seccato «Spero che io e te ci siamo intesi.»

«Tu...» sputò «Non finirà così. La pagherai.»

«Ah sì?» sorrise sghembo.

Perchè percepivo questa tensione così diversa dal solito?

Nicolas se ne andò, ma non prima di avermi lanciato un'occhiata preoccupata. Dopodiché Aron, non solo si avvicinò al mio letto, ma ci si sedette.

Vuole per caso che lo prenda a sberle?›

«Ciao.» mi salutò.

Faceva sul serio?

Voltai lo sguardo di lato e con tono duro masticai fra i denti «Vattene.»

Si udì il fruscio del suo corpo che si spostava più vicino al mio.

Scattai con la testa verso di lui «Co–..›

Trovai nei miei un'altro paio d'occhi divoratori. Il suo sguardo era così intenso che dovetti distogliere il mio, la sensazione fu così pensante, che lo feci, temendo potesse risucchiarmi l'anima.

Da dove proveniva questa orribile sensazione?

I suoi sguardi mi avevano sempre procurato una miriade di sensazioni, ma mai così logoranti come questa.

«Hey. Tutto bene?» la sua voce mi riscosse completamente.

Risposi, senza tornare a guardarlo «No. Non va tutto bene finché sei quì.»

Non fece in tempo a rispondermi che un'altra voce si introdusse fra noi.

«Tay–.. E tu che fai quà?»

Feci ballare lo sguardo fra Aron e Christian.

La sua presenza fastidiosa continuò a dargli le spalle, non gli rispose, se ne rimase taciturno.

Christian disse ancora «Ci senti?»

«Sì.»

«E allora? Che fai quì?» chiese.

Aron rispose solo «Niente.»

«Hai mal di gola? Ti si è abbassata la voce.» guardai Christian.

Non ci avevo fatto caso.›

‹Ovviamente.› -commentò.-

«Vado.» disse soltanto.

Christian lo afferrò per la spalla, potei notare i suoi muscoli irrigidirsi.

Per quale motivo c'era questa dannata tensione palpabile nell'aria?

«Ci rivediamo fra poco.» disse, ed Aron, annuì soltanto.

Era già uscito dalla porta da almeno qualche secondo, eppure la sua presenza ancora si percepiva ancora.

«Tutto bene?» gli chiesi.

«Sì.» rispose quasi in automatico continuando a guardare la porta proprio nella direzione dov'era sparito.

Non mi sembra proprio che vada tutto bene.›

Poco dopo mi diede uno sguardo distratto «Il direttore vuole vederti, ha alcune domande da porti.»

Senza nemmeno aspettare che ribattessi mi fece alzare dal letto e mi scortò finalmente nella mia cella.

Il pomeriggio seguente me ne stavo da sola in cortile, stavo osservando per terra. Non avevo pensieri. La mia testa era leggera, come svuotata.

Aron mi passò affianco.

Bene.› -dissi fra mé e mé.-

Aron Jhones (POV'S)

Qualcuno mi afferrò per la spalla, chi voleva prendersele?

«Non vedo l'ora che tu te ne vada.»

Cosa?› «Cosa?» la guardai incredulo «Senti, non ho voglia delle tue cazza–..» «Spero che tu ci marcisca là dentro.» ciò che spinse fuori dalle labbra fu crudo.

Mi allontanai di mezzo passo «Quali stramaledetti problemi hai?» le tirai una brutta occhiata.

Lo sguardo di Taylor era di fuoco «Mi ha sentito, o te lo devo ripetere?»

Stava cercando di attacar briga? Da quando si comportava così?

Me la risi «Tu non stai bene.»

«Sì.» disse «Lo spero, tanto.» ‹Ma che peccato. -pensai con perfido sarcasmo.- «Le persone come te non meritano altro che dolore.»

«Sai che c'è?» mi ci avvicinai «Il tuo desiderio purtroppo non può essere esaudito.»

«Come?» venne presa in contropiede.

«Perchè non mi trasferiranno proprio da nessuna parte.» glielo sputai in faccia.

Mi girai, volendomene andare, ma poi cambiai idea.

«Sai?» le dissi «Finché sarò quà non ti darò la minima pace.»

Taylor mi lanciò una triste occhiata «Perchè mi devi parlare così?» ‹Ora fa la vittima?› «Lasciami in pace e basta!»

Sbattei le palpebre «Stai scherzando? Tu ti sei avvicinata a me co–..» «Cosa?» m'interruppe «No!»

Che voleva dire no?

Mi strofinai la nuca, chiusi gli occhi per un attimo.

Quando li riapriì le dissi «Sono stanco dei tuoi giochi, vedi di starmi lontano.»

«Tu devi starmi lontano!» ribatté.

Sta scherzando?›