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CRESCERE NEL CRIMINE

Ragazzi e ragazze, tutti rinchiusi nello stesso lurido posto. Vittime delle loro azioni. Vittime di ciò con cui si sono macchiati. Vittime di chi li ha cresciuti. Ma soprattutto, vittime di loro stessi. Quando sei vittima di te stesso non puoi correre da nessuna parte. Solo imparando ad affrontare la realtà, solo così, potrai dire di essere veramente libero. Ma ci si può liberare della propria mente? Non potrai mai sentirti libero se prima non impari a convivere con quel che hai fatto pagandone le conseguenze. Alcune cicatrici è difficile guarirle. Dipende dove te le porti, se nel corpo, o nella mente. I pensieri fanno male, logorano. Le azioni ne conseguono. Ma quando ti ritrovi in un posto dove quel che hai fatto ti viene messo tutto su un tavolo, non puoi non guardare in faccia la realtà. Così impari a conviverci h 24, rimanendo solo tu coi tuoi pensieri perenni. Loro verranno uniti da una sola cosa, ovvero, una cella fredda ed un pavimento polveroso dove parlare dei loro maledetti problemi. E questa, è la loro storia... Lui, per lei è come una calamita Lei, per lui è la persona sbagliata. Lui, è la tempesta. Lei, è la calma. Lui, è la persona da cui vorresti stare lontano. Lei, è la persona a cui vorresti stare affianco. Lei, è cresciuta volendo pensare al futuro. Lui, è cresciuto restando intrappolato nel passato. Lei, angelo dannato in cerca di emozione. Lui, demone disperato in cerca di pace. Lei, vittima del pericolo. Lui, vittima del crimine. ⏩©copyright,tutti i diritti riservati sequel: "VIVERE NEL PERICOLO". STORIA COMPLETATA⏪

thestories01 · Realistis
Peringkat tidak cukup
66 Chs

II° il primo giorno

Mi sembrò di udire un colpo, ma non arrivò a me.

Subito dopo la presa sulla mia cute si allentò.

Cos'è stato?!› -pensai-.

Riapriì gli occhi.

Mi incantai a guardare questo ragazzo.

Credo proprio che da adesso amerò i ragazzi in divisa.› -se avessi potuto vedere la mia coscienza con molta probabilità si sarebbe messa giù a quattro zampe ad ululare.-

Non mi sembra il caso adesso!›

Sentiì grugnire qualcuno, spostai lo sguardo e vidi Mr calvizia per terra!

«Cosa cazzo stai facendo? Ma sei impazzito?!»

Il ragazzo dagli occhi chiari smise di guardarmi.

Si girò verso di egli «Tu, cosa stavi facendo!»

«Stava tentando la fuga!»

Allora mi intromisi «No! Sono scappata perchè non volevo che mi mettesse le manette!» ‹Non è proprio andata così èh.› -mi fece presente.- non volevo semplicemente peggiorare la situazione in cui già mi ero cacciata!

Il ragazzo allora rispose «È la procedura quando si tratta con un detenuto pericoloso o che spesso da problemi. E per quanto io sappia di te...» disse con risolutezza e poi si voltò verso di lui «La porto io in cortile, da oggi mi occuperò io di lei e tu della detenuta 5 4 3...proprio come una volta. Andavate d'accordo da ciò che ricordo.» sembrò sbeffeggiarlo.

Dopo che ebbe detto questo il pelato se ne andò guardandomi con astio. Mi sembrò pure di udire un insulto lanciatogli contro, ma con tutta probabilità non l'aveva sentito.

In seguito mi venne pensare ad una cosa. Ci rimuginai su per un attimo. 5 4 3... Dove avevo già visto quel numero?

Tirò fuori le manette.

Le osservai preoccupata. Era come se avessi una specie di repulsione naturale verso di esse, non capivo il perchè. Ma non per questo potevo mettermi in guai simili!

Lui alzò lo sguardo su di me come se avesse "sentito", o meglio, percepito, il mio strano stato d'animo.

Ero rimasta completamente ferma. Mi diede un'occhiata, le abbassò.

Cosa stava facendo?

«Perchè non me le hai messe?» tentai di capire.

Mi guardò per poi mettersi a parlare, e la mia io interiore aveva gli ormoni alle stelle! «Vuoi che cambi idea?» disse duramente.

«No, no.»

Pensavo avesse finito, invece parlò ancora «E poi non scapperesti comunque, sei troppo spaventata ancora.» fece una breve pausa «Eccezzione per il tuo primo giorno. Non scappare da me però, perchè non ci riusciresti.»Scappare da te? Ma chi, io? Ma mai!› -okay, dovevo darmi un contegno. Insomma... "lei", doveva darsi un contegno.-

Camminammo per il corridoio.

Ogni tanto quando passava un'altra guardia carceraria mi teneva più vicino ad egli. Probabilmente gli avrebbero rotto se avessero saputo che in questo corridoio una detenuta che aveva fatto storie già dal primo giorno non le portava.

‹Che brutta la parola 'detenuta'...›

«Lasciami coglione!» si udì un urlo rabbioso.

Ci fermammo davanti alla cella W2 e vidimo uscire lei, Rose. Stampato sulla manica della sua felpa c'era il numero: cinque quattro tre.

La stavano portando via in manette, erano due guardie! Il mio "amichetto" e un altro che sembrava essere ancora più cattivo di lui!

«Andiamo...» mi disse sottovoce.

Ripresimo il passo ma la sua voce ci fermò.

«Cos'hai da guardare novellina?!»

Il ragazzo si intromise «Hey, piantala.»

Lei fece un ghigno, non mollava proprio è? «Quindi è a lei che ora stai appresso. Non vuoi più essere la mia guardia carceraria? Mi deludi... Christian.» marcò il nome del mio accompagnatore in un modo quasi sensuale.

La riprese «Smettila... Rose.» sembrò scandire il suo nome proprio «Non sono la tua guardia personale! E voi portatela in cortile.»

E dopo questo piccolo disguido ognuno continuò per la sua strada.

«Mi odia.»

Si voltò verso di me «Cosa?» chiese lui.

«L'ho detto ad alta voce?» dissi in completo imbarazzo.

«Già.» rispose senza guardarmi.

«Oh... bé, mi odia, è chiaro!» decisi di lasciar stare, tanto la figuraccia era già stata fatta! ‹Ah certo, aumentiamo no?› -accidenti alla mia testa che si intrommeteva sempre!-

Il suo sguardo quasi cristallino si posò su di me «Guarda che lei odia tutti!» mi regalò una mezza risata che ricambiai con piacere.

Mi incantai per un attimo a guardarlo ridere.

Aveva una risata genuina e il suo sguardo da duro era scomparso. Sembrò leggermente diverso da prima. Parlare con lui faceva quasi bene, se così poteva dirsi.

Parve di non trovarsi davvero nel corridoio di un carcere, per un solo istante, sembrò quasi tutto normale.

Ma fu un pensiero che ebbe la durata di qualche millisecondo. Aveva avuto un tempo talmente breve da sembrare d'aver solo sfiorato questa tipologia di pensiero tanto stupido.

Nel mentre che continuavo a rimuginare giunsimo in cortile.

A quanto pareva quei tipi di carceri che si vedevano nei film potevano esistere sul serio pure quì in Italia.

Era enorme!

C'erano attrezzi per fare sport e quant'altro. Nulla di che, ma non era messo poi così male.

Alcuni giocavano a carte o a scacchi, c'era anche chi fumava, chi parlava, chi si lanciava sguardi di fuoco e via dicendo. Era "roba da carcere", come si suol dire. Oltre a questo erano praticamente liberi di fare ciò che più li aggraddava anche se con le guardie che li tenevano d'occhio. Alcuni addirittura in modo ravvicinato o costante.

Era un posto abbastanza soleggiato togliendo il muro altro sei metri. Di qualche ciuffo d'erba o simili non ce n'era quasi l'ombra. Il terreno sarà stato fatto di un materiale simile alla terra, anche se non pensai che fosse proprio così, perchè altrimenti la fuga sarebbe stata fin troppo facile se uno avesse avuto la voglia di provarci. Le guardie erano poche ed i controlli non parevano essere da meno quà.

Comunque era davvero vasto.

Pieno di roba, di gente. Sembrava quasi un posto normale. Era come una super sala di svago e la cosa più buona era che si trovasse proprio all'aria aperta!

Poco dopo notai un fatto. Non capiì come fosse riuscito a sfuggirmi per quanto fosse ovvio! Non si sarebbero dovute prendere certe precauzioni?

Erano tutti senza manette.

«Lasciatemi figli di puttana!»

Urla, parole e insulti che volarono.

Cos'era 'sto casino?

Le grida si fecero più vicine. Mi voltai e mi ritrovai addosso lo sguardo di un ragazzo dagli occhi verde magnetico.

Ancora un po' se mi sta così vicino penso di restarci.›

Però perchè mi sembrava di averli già incontrati?

«Allontanati!» Christian mi scostò.

Ora che potevo osservarlo meglio era pieno di tatuaggi! Probabilmente gli ricoprivano l'intero corpo. Aveva una mascella ben scolpita. Le labbra erano carnose, quel tipo di labbra che quando baci scopri essere davvero morbide. Era anche piuttosto alto di statura, abbastanza da farti pensare di stargli lontano. Spalle larghe. I capelli castano scuro e due occhi creati apposta per fartici incantare. Occhi da persecutore che modellano a sé quel tipo d'espressione di cui non sai mai cosa pensare, o ancor meglio, che aspettarti.

Ci misi poco a fargli quasi il quadro completo.

Sono ben diversi.› -ma perchè diavolo stavo confrontando i due?-

Mi voltai verso la mia guardia, i suoi occhi verdi tendenti al grigio erano ben cambiati dagli istanti prima e con essi la sua espressione.

«Allora?» fu di nuovo lui a parlare.

La sua presenza si percepiva eccome.

Mi misi ad osservare i suoi occhi. Quelli del ragazzo di fronte a me. Quegli occhi, esprimevano un sacco di cose.

Erano di un verde più scuro, quasi "buio". Si poteva usare quest'ultimo aggettivo per un paio di occhi?

Esprimevano un gran fastidio in questo istante.

Per il resto, lui, era indecifrabile.

Era l'unico in cortile che aveva fatto un'entrata di scena.

Tutti gli sguardi erano puntati su di egli.

Però alla fine come non si sarebbe potuto notare?›

Le due guardie lo temevano ancora stretto.

Sollevò di poco gli angoli della bocca.

Lo osservai attentamente e mi lasciai sfuggire una frase «Ma io ti ho già visto...»

Come avevo fatto a farmela scappare?!

«Allora la lingua non ti è ancora stata tagliata mh?»

Oh, no. No no no no no.›

Era il ragazzo della mensa.

Christian «Mollatelo.»

I due si lanciarono uno sguardo e poi fecero come gli aveva ordinato.

«Aah..

Si scrocchiò il collo e inarcò la schiena per stiracchiarsi, così facendo, si udì il tintinnare del metallo. Nel farlo la maglietta si era alzata abbastanza da scorgere un lembo di pelle. I miei occhi ovviamente caddero più in basso facendomi intravedere la sua v. ‹Okay no, non ce la posso fa'.› -per questa volta dovetti concondare in pieno con la mia testolina, anzi, io sarei stata pure meno pudica nel commentare al riguardo.-

«Ora va moolto meglio, grazie.» commentò guardandoli.

A parte tutto, lo avevano lasciato con su ancora le manette.

Lo temevano per caso?

Non è che si potesse muovere poi molto... Ma poi, che tipologia di manette erano? Collegate ad una specie di catena sottile che portava ad ancorargli pure i piedi per non permettergli chissà quale mobilità. Erano strane, non le avevo mai viste prima. Era questa la loro procedura per tenere ferma una persona? Di solito quelle cose si usavano quando dovevano fare dei trasporti! Giusto per evitare il movimento della persona in questione e rendendo così molto difficile l'intento di una fuga improvvisa, per l'appunto. Oltre a tutto ciò era ammanettato al contrario. Le sue mani anziché trovarsi davanti si trovavano dietro la schiena.

Il ragazzo si guardò attorno.

Gli sguardi erano ancora puntati su di lui, soprattutto quelli delle care guardie. Sembrò accorgersene, così quando li guardò abbassarono la testa tornando a fare ciò che stavano facendo. Insomma, alcuni, ma altri sembravano esserne abituati.

«Vigliacchi.» lo sentiì dire dato la distanza non troppo lontana fra noi.

Il suo sguardo incattivito appena venne riportato su di me sembrò mutare in divertito.

Si avvicinò ancora di più, anche se sinceramente lo eravamo già abbastanza per i miei gusti. ‹A me abbastanza non basta!› -come si faceva a far tacere la propria coscienza?!-

Le guardie si misero in allerta, qual era il loro problema? Sicuramente non era così stupido da farmi del male quà davanti a tutti, no?

Lui li guardò male dicendo «Be'? Cos'è, ora non posso neanche più avvicinarmi per fare due chiacchiere?!» dopodiché gli diede un'ultima occhiataccia per poi tornare a guardare me.

Avanzò di un passo, ci distanziava solo qualche metro.

Christian mi si parò completamente davanti! «Fermo.» ‹Ma cosa fa?›

Riuscì a guadagnarsi solo un'occhiata annoiata.

«Hai sentito?! Non ti devi avvicinare!»

Il ragazzo si mise a ridere!

«Da quando tu mi dici cosa fare, "capo"? Ora scansati. »

«No! Tu non vai da nessuna parte, impara ad eseguire ciò che ti dico se non vuoi far subito ritorno in isolamento.»

Egli con un salto riuscì a farsi passarsi le mani davanti a sé. Come aveva fatto?!

Lo prese per la divisa e lo sbatté contro al muro con forza!

Gli gridò addosso «Cos'è che hai da dire?! Dovresti soltanto stare zitto!»

Christian «Séh, certo.» si mise a ridere...?!

«Stai attento...» lo minacciò.

Lui gli disse solo una piccola frase, ed io fui abbastanza vicina da sentire, che lo fece andare fuori di sé «Hai preso i tuoi psicofarmaci oggi? Per farti sembrare una, come dire... ah, sì. Una fottuta persona normale!?»

Lo guardò dritto negli occhi.

«Sei morto.» disse soltanto.

I suoi occhi sembrarono mutare, lo sguardo veloce che mi diedi riuscì a terrorizzarmi! Mi terrorizzò da morire.

D'improvviso tutte le altre guardie carcerarie gli andarono addosso!

Mi scansai per non rimanerci in mezzo.

Lo presero per i capelli e lo sbatterono contro al muro proprio affianco a Christian.

Era successo un casino in pochissimo tempo.

Uno di loro tirò fuori un aggeggio che gli diede una scossa elettrica.

Lui cadde. Si rialzò dopo poco tempo mezzo intontito e le guardie lo presero con la forza per poi portarlo via da questo luogo.

Mi passò affianco «Hey, ci vediamo presto bambolina!»

«Ciao...» risposi a basse voce.

Lo trascinarono via.

Lo strattonarono in dei modi che si usavano con un animale in cattività, o meglio, una bestia da addomesticare.

Christian mi richiamò risvegliandomi dai miei pensieri «4 0 1...» appena ebbe la mia attenzione continuò «Per prima cosa non-avvicinarti-a-lui. Secondo: non dargli confidenza. Assolutamente! Terzo: non stare mai e dico mai da sola con lui e, nel caso non fosse chiaro, stacci il più lontano possibile.» mi guardò serio «Queste sono le regole da seguire.» detto ciò stette per andare via.

«Perchè?» chiesi, la mia curiosità era una brutta bestia.

«Oh, tu non vorresti conoscere più da vicino il famoso detenuto più pericoloso di questo carcere giusto?» e dopo questa frase senza neanche darmi il tempo di rispondere se ne andò via.

-Appena realizzai mi ripetei quella frase in testa- ‹Il detenuto più pericoloso di questo carcere?!›

L'ora di "ricreazione" sarebbe durata ancora un po' ma io non avevo più voglia di stare quì. M'incamminai da sola verso la mia cella.

«Dove stai andando?! » mi richiamarono. ‹Ma cosa sono spie?! Manco l'FBI salta fuori così all'improvviso!› -e per una volta dovetti concordare con essa.-

Stava già avanzando verso di me ma qualcuno lo fermò «Lasciala stare... lei è a posto per ora.» lo informò l'altro e quest'ultimo allora lasciò correre.

Così mi avviai.

Ma dov'ero finita!? Io 'sto posto non lo conoscevo. Erano corridoi sconosciuti per me.

«Ora ti insegno io...»

Me lo sarò immaginato?› -mi dovetti chiedere.-

«Vuoi aggiungere altri reati al tuo curriculum?!» continuò «A me non interessa, io sono pulito lo sai.»

Chi diavolo era e con chi stava parlando?

Mi trovavo di fronte alla Z5.

Mi avvicinai cautamente.

Un grande mio problema? La mia curiosità, come avevo già detto.

Volevo sapere chi si trovasse lì dentro e chi stesse parlando, ma soprattutto, con chi.

Così mi affacciai per sbirciare all'interno della cella.

Era quel ragazzo!

C'era il solito pelato. ‹Io lo chiamarei stronzo, però è uguale.› -mi corresse la mia coscienza.- Comunque da me chiamato 'Mr calviza'. Era quello da cui mi aveva messa in salvo Christian.

Guardai meglio all'interno, sbarrai gli occhi.

«Oh mio dio...»

Il ragazzo si trovava legato.

Come possono fare una cosa simile?›

«Ti fa male è?! È da tempo che aspetto di massacrarti...» rise con cattiveria.

«Fottiti.» gli rispose in cagnesco alzando il suo sguardo.

«Ripetilo!» lo sfidò.

Lui non se lo fece dire due volte «Ho detto che devi fotterti brutto figlio di puttana e sappi che qualche pugno non basterà a farmi tacere!»

Sembrò fare un sorriso macabro, ma da questa angolazione non potevo vedere al meglio «Ooh... lo so benissimo

Detto questo iniziò a sferrargli pugni e calci!

Non gli ha già fatto abbastanza?!›

«Bastardo!»

E detto questo, tutto si fermò.