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CRESCERE NEL CRIMINE

Ragazzi e ragazze, tutti rinchiusi nello stesso lurido posto. Vittime delle loro azioni. Vittime di ciò con cui si sono macchiati. Vittime di chi li ha cresciuti. Ma soprattutto, vittime di loro stessi. Quando sei vittima di te stesso non puoi correre da nessuna parte. Solo imparando ad affrontare la realtà, solo così, potrai dire di essere veramente libero. Ma ci si può liberare della propria mente? Non potrai mai sentirti libero se prima non impari a convivere con quel che hai fatto pagandone le conseguenze. Alcune cicatrici è difficile guarirle. Dipende dove te le porti, se nel corpo, o nella mente. I pensieri fanno male, logorano. Le azioni ne conseguono. Ma quando ti ritrovi in un posto dove quel che hai fatto ti viene messo tutto su un tavolo, non puoi non guardare in faccia la realtà. Così impari a conviverci h 24, rimanendo solo tu coi tuoi pensieri perenni. Loro verranno uniti da una sola cosa, ovvero, una cella fredda ed un pavimento polveroso dove parlare dei loro maledetti problemi. E questa, è la loro storia... Lui, per lei è come una calamita Lei, per lui è la persona sbagliata. Lui, è la tempesta. Lei, è la calma. Lui, è la persona da cui vorresti stare lontano. Lei, è la persona a cui vorresti stare affianco. Lei, è cresciuta volendo pensare al futuro. Lui, è cresciuto restando intrappolato nel passato. Lei, angelo dannato in cerca di emozione. Lui, demone disperato in cerca di pace. Lei, vittima del pericolo. Lui, vittima del crimine. ⏩©copyright,tutti i diritti riservati sequel: "VIVERE NEL PERICOLO". STORIA COMPLETATA⏪

thestories01 · Real
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66 Chs

XXIX° semplicemente ciao

Christian Jay (POV'S)

Mi stavo giridendo nell'area est. Appena arrivai davanti alla sua cella non lo vidi. ‹Dove diavolo è?!› -mi chiesi.-

Nicolas «Bú!»

Sobbalzai! Era spuntato fuori all'improvviso.

Lui se la rise sguaiatamente, mentre la mia espressione rimase seria.

Io «Hai finito?» gli domandai, neutro.

Lui sbuffò «Come sei diventato serio...»

«Sono diventato così "serio" come dici da quando ho smesso di far cazzate.»

«Sì, sì.» sventolò una mano in aria ed io feci una smorfia «Però lo sei un po' troppo per i miei gusti.»

Lasciai perdere, decisi di andare dritto al punto.

«Resterai ancora quì per oggi, quindi mettiti comodo e trovati qualcosa da fare.»

Mi allontanai.

Nicolas mi urlò a dietro «Mi prendi per il culo?!»

Taylor Vega (POV'S)

Posò anche lui gli occhi su di me, ci stavamo guardando.

‹La sua presenza quì sembra così fuori posto...› -pensai.-

Era passato tanto tempo.

Quasi non lo riconoscevo col cambiamento che era stato costretto a fare. In fondo, non usciva da quel posto da ben tre mesi.

Mi alzai in piedi.

Che vuoi fare?›

‹Be'...› -aveva ragione. Che volevo fare?-

Decisi così di sgranchirmi semplicemente le gambe. Mi stiracchiai.

Perchè mi sentivo così tesa?

Voltai per un attimo il capo nella sua direzione.

-Quasi mi venne un colpo!- ‹Sta venendo da questa parte?!›

Ormai era a qualche passo da me.

«C-ciao...» dissi.

Non ricambiò.

Si andò a sedere sull'altra panchina, era situata a qualche metro da quella in cui ero seduta io, o almeno, in cui ero seduta prima, esattamente prima di alzarmi in piedi rischiando di fare una figura da stupida. ‹Mah, mi sa che ci sei riuscita comunque.› -mi fece presente.-

Probabilmente sentiì il mio sguardo addosso, dato che sì voltò nella mia direzione.

Aron «Cosa c'è?»

Davvero mi ha chiesto cosa c'è?!›

Rimasi sbigottita «Ti ho salutato.»

«Ah, sì, giusto.» disse solamente, poi mi chiese «Ma ce l'avevi con me?»

Quasi mi cadde la mascella «Be', ti sei diretto quì e quindi io–..» «Mi sono diretto quì per sedermi e per, finalmente, godermi un po' di sole.»

«Era ovvio.» mi risedetti lasciandomi andare di peso.

Aron, ovviamente, dovette aggiungere qualcosa «Aspetta...»

«Cosa.» chiesi, ormai irritata.

Girò il busto verso di me.

«Pensavi davvero che mi fossi diretto quì apposta?»

-Boccheggai- ‹Che domanda stupida è?!›

‹Ah, perchè, non è così?›

‹Smettila! Non aiuti! Che razza di coscienza sei?!›

Dato che non risposi, perchè stavo parlando con mé stessa, cosa che lui non poteva sapere, non fermò lì ciò che aveva da dire.

«Io e te non siamo mai stati amici. Quindi perchè ora mi saluti?» mi chiese, tornando come sempre. ‹Ovvero: stronzo, arrogante ed antipatico.› -lo descrisse alla perfezione avrei potuto dire.-

Io decisi di ribattere da professionista «Ah no?»

«No.» tagliò corto.

Mi spuntò un sorrisetto compiaciuto «Be', però ti sono venuta a trovare. Quindi vorresti ancora dirmi che non siamo amici?»

«Tśh!» esclamò con divertimento «Non ricordarmi quel momento.»

Gonfiai le guance ‹Non ne vale la pena, quindi non ris–..› «Non dirlo a me.» ‹Come non detto.›

Mi lanciò un' occhiata, ma non disse niente.

Così decisi di alzarmi da lì e di spostarmi.

Era incredibile come nonostante fosse passato il tempo sembrava che non fosse cambiato niente. Era tutto come al solito. Lui, era come al solito. Il nostro rapporto, se così potevo chiamarlo, non era mutato.

Eppure, perchè provavo una sensazione piacevole?

Christian Jay (POV'S)

«Dobbiamo rispedirlo indietro.» gli dissi, senza giri di parole.

Mi trovavo quì nel suo ufficio, come al solito, da almeno cinque minuti e ancora non mi aveva detto mezza parola.

Alzai leggermente il tono di voce «Potresti calcolarmi quando ti parlo?»

«Uff!» sbuffò sonoramente «Non vedi che ho da fare?!»

«Hai sentito quello che h–..» «Sì! Ho sentito.»

Continuò a non degnarmi di uno sguardo.

In seguito mise via ciò che stava facendo. Incrociò le dita tra loro e appoggiò i gomiti sulla scrivania, mettendosi in ascolto. Così dopo essermi avvicinato mi sedetti davanti ad egli.

Ripetei «Dobbiamo mandarlo–..» mi interruppe «Non è possibile.»

-Non capiì- ‹Non è possibile...?› «Che vuol dire?»

«Le pratiche sono lunghe, più di quanto un semplice ragazzo come te potrebbe pensare d'immaginarsi. C'è da lavorarci dietro.» riprese fra le mani una delle sue scartoffie «E attendere.»

Io «Attendere?! Vogliono davvero mollarci quì un elemento del genere? Mentre un altro, invece, è addirittura là fuori?!»

«Sono pieni di elementi del genere.» rispose per metà.

«La situazione è precaria, farlo restare quì è pericoloso e problematico! Lo sanno questo?!»

Mi dedicò uno dei suoi tipici sguardi d'ammonimento «Ovviamente no. Non sanno tutto.»

Mi lasciai andare sullo schienale della sedia «Bé, non possono lasciarlo quà.»

«Non lo lasceranno quì.»

Lo guardai «Ah no?»

Egli «No.» poi aggiunse «Prepareranno due posti quando verranno a prendere Aron.»

«Cosa?!»

Scattai in piedi.

«Vuoi veramente mandarlo in quel posto?! Proprio quello?!» quasi non riusciì a crederci. ‹Ma se ne rende conto?› -mi chiesi.-

Egli «Sì.»

Mi scappò un risolio.

Io «Hai la minima idea delle loro direttive vero? »

«Cer–..» «Il tuo in confronto è un trattamento "piacevole".» gli ricordai.

Mi guardò per qualche secondo «Per l'appunto il mio modo di dirigere è stato preso da loro.»

Non potevo crederci, gli andava bene così?!

«E comunque–..» «Basta!»

Si alzò con impeto. Mi si avvicinò, incredibilmente.

Mi puntò un dito contro «Troppe volte ti sei ribellato al tuo superiore, e non te ne ho mai fatta pagare mezza, ora basta! Impara semplicemente ad eseguire i miei ordini e a tacere.» si ricompose «Questo, fa un soldato.»Un soldato...› -sorrisi amaramente.-

Si rimise seduto.

Mi voltai per andarmene.

«Potrebbe essere già troppo tardi quando li verranno a prendere entrambi.»

E poi, dopo aver detto questo, chiusi la porta.

«Hey.»

Ero davanti alla cella di Nicolas.

«Allora? Non potete trasferirmi subito, mh? O sbaglio?!»

-Strinsi le mani in due pugni- ‹Se non tace adesso lo ammazzo.›

Apriì la sua cella.

Nicolas cercò di nascondere un sorriso, invano.

Mi fu davanti. ‹So a cosa stai pensando.› -chiusi gli occhi in due fessure- ‹'1 a 0'. O sbaglio? È?›

Lo feci girare su sé stesso.

Nicolas «Uh, quanta cattiveria

E gli misi le manette.

Lui «Gh...» si lamentò.

«Sono troppo strette, è?» ‹Ora vediamo se hai ancora voglia di scherzare.› -non poteva vedermi, ma stavo sorridendo in modo perfido.-

«'Fanculo sbirro del cazzo.»

Lo spinsi in avanti.

«Cammina!»

Ormai si erano fatto le 19:30.

James mi si avvicinò.

«Lo hai portato quì tardi.»

«Già.» gli risposi, mentre lo osservavo.

Non mi disse niente, ma io lo conoscevo.

James prese nuovamente parola «Non sarebbe dovuto uscire due ore fa?» ‹E lui che ne sa?› -mi chiesi.- visto che non risposi, aggiunse altro, togliendomi ogni dubbio «Ti ho visto uscire dal suo ufficio. Erano le 17:52.»

-Chiusi gli occhi, e in modo compiaciuto pensai- ‹È incredibile. Come sempre.› «Non ti sfugge mai niente è?» lo guardai mentre ci scherzavo su, ma vedendo lui rimanere serio decisi di dirgli «Senti...» guardai da un'altra parte.

«Che cosa? Sai che dobbiamo eseguire i suoi ordini, senza farci prendere da motivazioni personali.» disse.

Sospirai nervosamente e poi cambiai discorso «Aron?»

«Il detenuto 6 0 6 è nelle doccie a sistemarsi.» mi lanciò una certa occhiata «Come hai richiesto.» cambiò tonò ed io, ovviamente, me ne accorsi. ‹Ti conosco troppo bene.›

Girai l'intero busto verso di lui «Perchè non parli chiaro?»

James voltò la testa verso di me, era serio «Va bene.» si giro anch'esso nella mia direzione «Lo hai fatto apposta. Per non farli incontrare.»

«Mah!» poi mi misi ad osservare in giro.

James insistette «Non puoi fare così, sai–..» lo interruppi bruscamente «Me la spieghi una cosa?»

«Certo.» si mise in posizione eretta ‹Proprio come un soldatino...› -commentai fra mé e mé guardandolo di traverso con un'espressione annoiata.- senza far caso al fatto che lo avessi interrotto.

Così dopo essere tornato a guardarlo in faccia gli domandai «Perchè quando ti chiedo di fare qualcosa lo fai se ti da così fastidio infrangere gli ordini del superiore?»

Scostò per un attimo i suoi occhi dai miei «Perchè anche tu sei un mio superiore.»

«Tśh!» alzai le braccia e poi le feci ricadere pesantemente sui fianchi.

«Ma soprattutto» mi 'poggiò una mano sulla spalla «perchè tu, prima di tutto, sei un mio amico.»

Sorrisi timidamente, mi sentiì quasi sciocco «Mh, sì...»

Poi tornò serio quanto prima.

James «Domani si vedranno.» mi ricordò.

Sospirai «Lo so...» chiusi gli occhi.

«Non puoi evitare all'infinito il loro incontro.» non stava facendo altro che spostare in continuazione lo sguardo, da me, agli altri.

Feci una smorfia «Lo so.»

James è peggio della mia stessa coscienza.›

Taylor Vega (POV'S)

Avevamo finito di cenare.

Non ero davvero concentrata a dove mettessi i piedi, però, lo notai comunque.

«Taylor.»

Rimasi a guardarlo.

«Ciao Enri–.. Ah! No! Forse... Dovrei chiamarti Nicolas?!»

Se avessi potuto incenerirlo con lo sguardo, sarebbe già stato polvere.

Nicolas Kepler (POV'S)

‹È arrabbiata nera.› -poi mi domandai- ‹Si può dire, no?›

‹Non proprio.›

‹Va be', rende l'idea.›

Si avvicinò pericolosamente alla mia figura.

«Stai con lui?»

-Mi immobilizzai.- ‹Con lui, chi...?›

Continuò a guardarmi negli occhi.

«Non sto capendo...» le dissi io.

Taylor «Ah no?» continuò a guardarmi con astio.

«No.»

«Va bene, lascia stare. Dimentica ciò che ho detto.»

Feci per girarmi, ma mi fermò per il braccio. Mi stava tenendo saldamente. Percorsi il suo arto fino a raggiungere i suoi grandi occhi.

Deglutiì in automatico.

Mi disse «Se mi stai mentendo di nuovo, te la farò pagare.»

La osservai allontanarsi.

C-cos'era quello sguardo...?› -ma soprattutto, perchè mi aveva impressionato in quel modo?-

Scossi la testa, decidendo di lasciar perdere.

«Pssst!»

Mi girai.

Io «Mh?» me l'ero immaginato?

«Hei!»

-Notai Steven- ‹Il più ragionevole della combriccola e anche il più cattivo.›

Appena mi avvicinai a lui mi trascinò con sé.

Mi fece entrare.

«Ciao spia che non sa fare il suo lavoro.»

Mi sedetti sulla sedia, quella davanti alla sua.

Io «Non sono la tua "spia".» virgolettai.

Gli spuntò fuori un sorrisetto compiaciuto «Ah no? E allora perchè sei evaso da un carcere per poi infilarti in un altro?» -Mi zittiì- ‹Non lo tollero.›

«Perchè mi è stato chiesto.» dissi in seguito.

«Eesattoo!» si divertiva lo stronzo, è?

Mi misi a braccia conserte.

«Spiegami perchè lo faccio.»

«Per la libertà.» rispose «E per vendetta personale.»Azzeccato, come al solito.› «E anche per questi!»

Mi lanciò sul tavolino una mazzetta di banconote. Me li intascai dopo averli presi su.

«Mi era mancato la tua faccia da persona sempre incazzata con l'intero mondo.» Asshole.› -lo insultai.-

Sogghignai «E a me era mancata la tua personalità odiosa.»

Rise alquanto divertito.

Io «Perchè mi hai mandato a chiamare?»

Smise di ridere, il suo sguardo era fin troppo serio.

Avevo centrato il punto.

'Poggiò la punta delle dita sul tavolino «Perchè sei un coglione.» Tśh, lo sapevo che mi avrebbe insultato.› «Ti sei fatto scoprire–..» decisi di interromperlo «Ci hanno messo anche fin troppo a scoprirmi a parer mio. E poi già è tanto che io sia riuscito ad entrare!»

«Sta' zitto!» alzò la voce.

Si abbandonò sulla sedia.

Poi, mi venne in mente di fargli una domanda «Taylor, sei sicuro che sia lei?»

«Più che certo.»

Io «Come fai ad esserne sicuro?»

«Indagini.» tagliò corto.

«Capisco...» commentai.

Lui «E poi, nonostante la mia testa disfunzionale» si mise ad indicarsela e poi roteò il dito indice «ricordo fin troppo bene le cose. E le persone. E le situazioni.»

In effetti, non esiste niente di più pericoloso di un pazzo consapevole.› -pensai.-

Lui «Comunque pretendo un lavoro perfetto, hai capito?» mi ricordò.

«Certamente.»

Lo guardai dritto negli occhi.

«Claus.»

Taylor Vega (POV'S)

La mattina dopo arrivò in fretta ed il primo pomeriggio altrettanto.

Mi diressi verso di lui quando lo vidi.

«Nicolas.»

«Mh?» parve sorpreso di vedermi, o meglio, che gli stessi rivolgendo la parola.

Io «Senti–..»

Bloccai lo scorrere delle mie stesse parole. Avevo notato Jo, mi stava osservando. Cosa voleva ancora?

«Hey, Taylor...?» Nicolas mi riscosse.

Io «E-emh... Sì? Dimmi.»

In seguito si voltò nella direzione in cui poco prima avevo posato lo sguardo «Cosa stavi guardando?» mi chiese ed io rispostai in quel punto la mia attenzione. ‹Non c'è più.› -pensai. Quasi mi sentiì risollevata.-

«Niente.»

«Niente?» tornò con gli occhi su di me «Non sembrava che stessi osservando il "niente".» virgolette con le dita.

«Bé, ora non importa.» dissi irremovibile.

Fissai il mio sguardo nel suo.

«Su quante cose mi hai mentito?»

Sembrò avere un sussulto a questa mia domanda, impercettibile, ma non ai miei occhi attenti.

Lui «Che–..» «Perchè ti sei avvicinato a me?» sperai che mi rispondesse in modo sincero. ‹Ne ho bisogno.› -ebbi un tremolio.-

Nicolas non distolse lo sguardo dal mio, ma non rispose subito «Avevo bisogno di inserirmi. Senza destare sospetti.»

«Ah.» non sapevo cosa commentare, che avrei potuto dire alla fine?

In seguito distolse lo sguardo «Mi dispiace.»

«Me ne faccio poco del tuo "mi dispiace".» una smorfia delusa mi si dipinse in volto.

Lui si strinse nelle spalle «Be' non posso farci niente.»Cosa?!› -ne fui allibita.-

Strinsi i pugni. Ero amareggiata, nient'altro che questo. Sia amareggiata che delusa ulteriormente.

«Sei uno stronzo!»

Gli urlai contro. Poi mi voltai, cominciando a camminare.

Le mie gambe si arrestarono. Ad una decina di metri c'era lui.

Continuò a saettare il suo sguardo sulle nostre figure, prima sulla sua, poi sulla mia. Sembrava teso o era solamente una mia impressione?

Udiì in seguito la voce di Nicolas «Ascolta...» poi si fece più chiara, segno che si era voltato ed avvicinato «Non–..»

Appena si bloccò non feci in tempo a voltarmi verso di lui. Fu un attimo. Un attimo rallentato.

Udiì i passi pesanti di qualcuno avvicinarsi a noi, veloci. E poi percepiì lo spostamento d'aria. Nella mia visuale entrò a far parte una figura che mi sorpassò assai velocemente.

Poi ,come se il tempo ricominciasse a scorrere normalmente, mi girai verso di essi.

Aron «Che cazzo ci fai quì fottuto bastardo?!»

Lo rancò per la maglia, lui perse l'equilibrio, finirono a terra.

Che sta succedendo?!›

Aron si trovava sopra a Nicolas.

Nicolas si mise a ridere in modo divertito «Ero sicuro che mi avresti riconosciuto!»

Aron «Non–..» alzò il pugno in aria «Non-prendermi-per il culo.»

Lui «Giuro!» alzò le mani in segno di resa e quel che disse lo disse con un tono da palese presa in giro.

«Ti ammazzo.» gli ringhiò addosso.

Nicolas continuò «Non vedevo l'ora di rivederti...»

Come fanno a conoscersi?!›

A quell'affermazione Aron gli sferrò un pugno in pieno volto! E probabimente non si sarebbe fermato se non li avesse raggiunti una guardia.

«Hei!»

Li separò.

Gli puntò qualcosa addosso, forse si trattava di un taser.

Questo continuò a dire «Vedi di stare fermo!»

Aron parve ringhiare.

Io «Cosa–..» commentai fermandomi in seguito.

Nicolas si tirò su in piedi.

La guardia carceraria in quel momento si voltò d'impeto verso di lui.

«Fermo!» gli puntò l'aggeggio addosso.

Nicolas alzò entrambe le mani «Calma. Mi sono alzato in piedi, posso?» lo guardò di traverso.

Non ci stavo capendo nulla. Ero completamente ammutolita, senza parole.

Nicolas guardò Aron.

Ghignò «Ci vediamo Jhones.» era una mia impressione, o parve più ombroso in volto?

Aron sembrò drizzare le orecchio ‹Perchè ho una brutta sensazione?› «Kepler...» disse, quasi in un sussurro.

Nicolas si voltò e alzò una mano «Cia' cia'!»

«Bastardo!»

Scattò.

Lui «Argh!»

Cadde in ginocchio.

Tirai su lo sguardo sulla guardia carceraria. Poi lo spostai su ciò che teneva in mano, il taser, lo aveva usato?

«Ti avevo avvertito.» disse.

Poi si allontanò, restando comunque nei paraggi.

«Aron...» allungai la mano, tremolante.

Girò la testa verso di me in un secondo. Fermai ogni movimento.

Perchè mi stava guardando in quel modo?

Spostò lo sguardo davanti a sé.

«Cosa facevi insieme a lui?»

Come?› -quel che pensai lo trasformai in parole.- «Come?»

Aron si rimise in piedi con fatica «Hai sentito quel che ti ho chiesto. Non farmi ripetere.» disse usando un tono raggelante.

Presi coraggio, ricordando i nostri trascorsi «E io dovrei risponderti dopo nemmeno un 'ciao'?!»

La sua mano fu intorno al mio polso in un attimo. Non stava stringendo, mi stava semplicemente trattenendo.

Aron «Rispondi.»

Perchè non mi guardava in faccia?

«Che stai combinando?! Già il secondo giorno–..»

Alzai lo sguardo su di lui. ‹Christian.› -pronunciai.-

Aron non gli diede alcuna attenzione, anzi, fece finta che lui non ci fosse «Cosa facevi insieme a Nicolas?» continuò a chiedere.

Io «Si può sapere cosa te ne può importare–..» «Come?» Christian puntò i i suoi occhi sulla mia figura «Con chi...?»

Che gli prende a tutti quanti?!›