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CRESCERE NEL CRIMINE

Ragazzi e ragazze, tutti rinchiusi nello stesso lurido posto. Vittime delle loro azioni. Vittime di ciò con cui si sono macchiati. Vittime di chi li ha cresciuti. Ma soprattutto, vittime di loro stessi. Quando sei vittima di te stesso non puoi correre da nessuna parte. Solo imparando ad affrontare la realtà, solo così, potrai dire di essere veramente libero. Ma ci si può liberare della propria mente? Non potrai mai sentirti libero se prima non impari a convivere con quel che hai fatto pagandone le conseguenze. Alcune cicatrici è difficile guarirle. Dipende dove te le porti, se nel corpo, o nella mente. I pensieri fanno male, logorano. Le azioni ne conseguono. Ma quando ti ritrovi in un posto dove quel che hai fatto ti viene messo tutto su un tavolo, non puoi non guardare in faccia la realtà. Così impari a conviverci h 24, rimanendo solo tu coi tuoi pensieri perenni. Loro verranno uniti da una sola cosa, ovvero, una cella fredda ed un pavimento polveroso dove parlare dei loro maledetti problemi. E questa, è la loro storia... Lui, per lei è come una calamita Lei, per lui è la persona sbagliata. Lui, è la tempesta. Lei, è la calma. Lui, è la persona da cui vorresti stare lontano. Lei, è la persona a cui vorresti stare affianco. Lei, è cresciuta volendo pensare al futuro. Lui, è cresciuto restando intrappolato nel passato. Lei, angelo dannato in cerca di emozione. Lui, demone disperato in cerca di pace. Lei, vittima del pericolo. Lui, vittima del crimine. ⏩©copyright,tutti i diritti riservati sequel: "VIVERE NEL PERICOLO". STORIA COMPLETATA⏪

thestories01 · 現実
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66 Chs

LI° momenti caotici di memoria

«We! Jhones, sta' lontano da lei.»

Tutta questa strana situazione venne interrotta all'improvviso.

Aron smise di ridere.

Non si mette bene.› -pensai io.-

Il ragazzo dai capelli corvini ghignò con divertimento «Che è, non ricordi la prassi "caso speciale"?» -Lo guardai bene- ‹È Steven.›

Mi sembrò di sentirgli ringhiare la risposta «Non rompermi le palle se ci tieni ad avere la faccia tutta intera.»

«Ah sì? A me sembra che l'unico ad avere segni in faccia per ora sia tu.»

Commentai in un sussurro «Stronzo.»

«Oggi ho avuto una brutta giornata e ho bisogno di sfogarmi su qualcuno.» sbuffò «Che noia!»

«A me cosa cazzo può fregate della tua giornataccia?» gli rispose bruscamente.

Jo lo affiancò «Qualche problema Steven?» poi vide me, a mio malgrado «Ma guarda un po' chi c'è!» ‹Fottuto pezzo di merda.› -digrigani i denti.-

Aron allungò il braccio davanti a me «Che cosa volete?»

«Si sono invertiti i ruoli per caso? No perchè ricordo che di solito siamo noi a dover tenere lontano te dagli altri detenuti e non il contrario.» la battuta di Steven fece ridere Jo.

Fu mia la volta di dire qualcosa «Che cosa volete?»

Steven posò gli occhi su di me «Oh tesoro, da te niente.»

Aron «Non–..» «Dai, forza.» indicò a Jo «Fallo sparire da quì. Riportalo in cella.»

Mi posizionai davanti ad Aron «No!» ‹So già che me ne faranno pentire.› «Non ha fatto niente, si sta comportando bene.»

Steven si protese verso di me ed ebbi i suoi occhi ad una ventina di centimetri di distanza dalla faccia «Sai cosa me ne può fregare?»

Mi sentiì tirare per le spalle «Adesso basta. Stalle lontano.»

Il commento di Jo non tardò ad arrivare «Che carini! Si difendono a vicenda, hai visto?»

Il suo compare ridacchiò, poi con uno scatto mi prese per il braccio!

«Lasciala!» disse Aron.

No. Non deve toccarmi!› -parlai nella mia testa- ‹Togli le tue manaccie dal mio braccio. Toglile!› -non fui in grado di dire niente ad alta voce.-

Aron continuò a dirgli «Ti ho detto di non toccarla Steven!»

Lo prese per la giacca e venne assalito da Jo e da Mario. Da dov'era arrivato quest'ultimo?!

Io venni lasciata stare, ma lui no.

Steven disse «Tenetelo fermo.» ‹Che cosa gli vogliono fare?!› «Ora ti faccio capire due cose.»

Perchè nessuno muoveva mai un dito?

Dai, avanti. Mettiti in mezzo. Fai l'eroina.›

Aron non fece altro che agitarsi.

Steven «E tenetelo fermo!»

Stette per alzare la mano per colpirlo ma io glielo impediì! Mi ero attaccata al suo avambraccio nel tentativo di tenerglielo giù.

Arrivò anche Liamh.

-Dopo averlo notato mi dissi- ‹Resta calma. Resta calma. Resta calma. Resta calma.›

Steven sbraitò «Levati ragazzina!»

L'ultimo arrivato prese il posto di Mario che per l'appunto gli venne in aiuto.

Mi urlò «Ora vedrai che fine ti faccio fare!»

Strinse la mano in un pugno ed alzò il braccio per aria.

«Taylor!» Aron si dimenò senza riuscire a liberarsi.

Serrai gli occhi, aspettai il colpo. Non arrivò, li riapriì.

Carlos «Punisci me per aver spintonato una detenuta e poi siete i primi ad alzare le mani?» disse mentre stringeva ancora il suo pugno nel palmo.

Maicol, che si trovava dietro di lui, parlò «Conviene lasciarla

Mario li guardò entrambi con astio.

Steven gli disse «E voi due? Cercate guai?»

Carlos non rispose, strinse solo più la presa.

Mr calvizia mi mollò in automatico.

Jo, sempre "molto calmo", si staccò da Aron e fece per raggiungerci. Fu fermato dal braccio di Steven.

Questo allora gli disse «Ma che fai?»

Mario gli diede ragione «Perchè non li portiam–..» «Calmatevi.» lo interruppe «Ci stanno guardando.»

Aron commentò «Ma che peccato...»

Liamh che ancora si trovava affianco ad egli gli tirò una gomitata nelle costole!

«Aron!» andai verso la sua figura mezza piegata su sé stessa.

Mentre lo reggevo e lui mi respingeva fermai lo sguardo sulle scarpe di quel maniaco. Rimasi ferma.

-Evitai di guardarlo- ‹Non voglio vedere la sua faccia schifosa. La voglio scordare.›

Steven stava tenendo sia Mario che Jo. Liamh li affiancò.

«Potremmo dire che hanno iniziato loro.» suggerì.

Aron si rialzò e prima che potesse andargli contro lo fermai.

«Pezzi di–..» «Stai bene?» lo guardai, non lo feci finire.

«Sì.» tagliò corto.

Guardai i ragazzi che ci erano venuti in soccorso.

«Grazie.»

Carlos commentò «Séh. Aspetta a dirlo.» Oh.› -non mi sarei aspettata questa risposta.-

In effetti, non eravamo proprio in una bella situazione, a guardar bene.

«Ragazzi!» li raggiunse Dylan «Che sta succedendo?»

Appena mi vide, mi tirò una certa occhiata, ed io feci lo stesso.

«State cercando un massacro?» disse uno fra i quattro stronzi.

«O forse siete voi quattro a cercarlo.»

Una voce femminile si introdusse.

Io «Martina?»

Ovviamente dietro di lei c'era anche Chiara, assieme a Maria. La biondina cominciò a parlare uno spagnolo piuttosto veloce ed era segno che fosse parecchio arrabbiata.

Dopo si rivolse a me «Ho visto da lontano, ho llamato le ragaze.» ‹Ah, ora capisco.›

«Non avresti dovu–..» venni interrotta «Allora cosa sta diventando? Una riunione di gruppo?»

«Ti vedo infastidito Steven.» Aron incrociò le braccia tra loro.

Mario digrignò i denti e Jo strinse i pugni.

Liamh invece commentò «C'è da divertirsi oggi.»

Carlos «Che potreste fare?»

«Vuoi vedere?»

«Dai, perchè no.» rispose a tono «Anche io oggi ho voglia di litigare.»

Chiara gli tirò un occhiataccia.

«Carlos, smettila!»

Maria che ancora non aveva parlato disse sottovoce «Certo che proprio tu parli che sei la prima a scatenare risse...»

«No è il momento!» sbraitò.

Qualche battibecco si stava agitando nell'aria. Persino fra le quattro guardie, e fra tutti si faticava a scegliere chi ascoltare.

Dylan «Quindi? Ce ne possia–..» fu interrotto da Martina «Taci. Non voglio sentire la tua voce.»

Commentai «Nemmeno io.» mi venne fuori in automatico.

La persona in questione controbatté «Scusami?!»

Io gli risposi «Mi hai sentito.»Nano da giardino.› -terminai nella mia mente.-

Martina disse qualcos'altro nella sua lingua, probabilmente contro Dylan, che per l'appunto non tardò a chiederle che cosa avesse detto.

Aron «Mhmh...» mi guardò, io non capiì.

Nel mentre Jo e Mr calvizia ebbero da ridere con Steven.

Non so proprio più chi seguire!› -mi stava quasi per girare la testa.-

Battibecchi fra uno e l'altro, parole che si sovrapponevano, insulti che si mescolavano, di tutto e di più!

Steven «Siete proprio tutti molto divertenti. Ma, adesso, chi vuole essere il primo ad essere trascinato via?»

Martina «Azzardatevi.» gli ringhiò contro.

Carlos aggiunse «Non so quanto vi convenga se proprio dobbiamo dirla tutta.»

«Ci stai minacciando?!» sbraitò Jo.

Fra tutti quanti non sapevo davvero più chi ascoltare.

«Che cosa sta accadendo?» fummo raggiunti da un'altra guardia. ‹Sembra avere un'aria importante.› -pensai nella testa.-

Era affiancato da Christian e dal suo amico.

«Stavo passando di quà ed ho notato il caos!» aggiunse.

I quattro si guardarono fra loro.

Fu Steven a parlare «Battibecchi tra guardie e detenuti.» ‹Ah, certo...› «Tutto quà.»

Alla fine si allontanarono, finalmente.

-Liamh mi lanciò uno sguardo viscido- ‹Non mi dovresti più guardare nemmeno per sbaglio.›

Notai che anche Maria lo guardò in un certo modo, forse come me. Ci scambiammo in seguito uno sguardo consapevole.

Dopo che ebbi ringraziato i ragazzi s'allontanarono.

Li avevano lasciati andare senza problemi.

Dylan sussurrò «Pazza che fa entrare tutti nel suo mondo dei pazzi...»

«Senti bru–..» «Taylor.» Chiara mi richiamò «Ci vediamo più tardi, okay?»

Mi abbracciò per un secondo, poi fu chiamata da Martina. Andarono via anche loro.

«Che è capitato quà realmente?» fu Christian a parlarmi.

Gli raccontai tutto per filo e per segno.

Lui «Capisco..

Mi girai poi verso Aron. ‹Ma dov'è andato?› -mi chiesi non vedendolo più.-

Dopo averli congedati in fretta mi diressi all'interno della struttura per cercarlo.

Aron Jhones (POV'S)

Me ne volevo tornare in cella, mi avevano rovinato la giornata.

Poco dopo si udirono dei passi che s'avvicinavano sempre di più. Qualcuno stava correndo?

«Hey!» ‹Taylor?› «Aron, aspetta.» si piegò in due, doveva riprendere fiato.

La guardai dall'alto «Che cosa c'è ancora?»

«Te ne sei andato.» si rimise diritta.

Sbuffai.

«Sei stressante.»

Ricominciai poi a camminare.

Ti sta seguendo.› -mi fece presente.-

Mi voltai all'improvviso «Che cosa vuoi ancora?! Lasciami in pace.»

Taylor sbatté i suoi occhioni. ‹Cos'è, una tattica?› -feci una smorfia.-

Feci per voltarmi nuovamente ma fui fermato dalla sua voce «Non è giusto che ti trattino per quello che non sei.»

Questa ragazza oggi che diavolo ha per la testa?!›

«Non capisco perchè tu faccia tutti questi discorsi del cazzo oggi.» dissi mentre con due dita mi massaggiavo le tempie.

«È ciò che pens–..» «Lasciami in pace adesso.»

Mi si mise davanti, non ci vidi più. La accostai al muro con veemenza.

Chiuse gli occhi.

«Se per essere lasciato in pace da te devo farti del male allora non avrò problemi a farlo.» le dissi.

Taylor schiuse le palpebre «E quand'è che lo avresti fatto?» ‹Mi sta fottutamente prendendo per il culo?!›

Sbottai «Quando?!» con un gesto veloce le slacciai il collo della felpa «Hai ancora i miei fottuti segni addosso!»

Taylor si sfiorò il collo, spaesata «Ah...» ‹'Ah'?›

Sbattetti le palpebre più e più volte «Ma come sarebbe a dire 'ah'?!»

Lei mi guardò senza spiccicare una parola.

La lasciai stare, allontanandomi. Rimasi a guardarla per un secondo e decisi poi di lasciar perdere.

«Non lo ricordo.» si toccò la fronte.

Non lo ricorda?› «Come fai a non ricordartelo!»

«I-io non lo so...»

Me ne andai. La lascia lì.

Deve smetterla di avvicinarsi, di confondermi.›

‹Ti confonde?›

‹Sì. Mi confonde!›

Tu sei già confuso.›

‹Appunto. Non mi serve dell'altra confusione in più.›

Mi strofinai il viso.

Le avevo detto di starmi lontano. Avevo fatto di tutto. Ma sembrava non bastare. Non faceva altro che far ritorno sui propri passi, su una strada insidiosa e piena di graffianti spine.

Era un qualcosa di spaventoso questo suo masochismo.

E perchè? Èh?›

‹Perchè assomiglia al mio.›

Un masochismo malato, senza paura, e senza alcun freno.

Che cos'è che ti spaventa esattamente?› -disse- ‹Il fatto che sia come te?›

‹No. Il fatto che mi faccia essere incoerente con le idee che ho sempre avuto.› -e non lo ero stato mai. Non così tanto, perlomeno, non verso qualcuno.-

Taylor Vega (POV'S)

Più tardi sbucai nella piccola pelestra ed andai verso Martina.

«Mi sto allenando, cosa vuoi.» tiró un altro gancio al sacco.

«Be'...» mi grattai la nuca «Mi dovevi far vedere delle altre mosse. Oggi è–..» «Vatti a sedere là intanto che finisco e rimani zitta se non vuoi che ti cacci.»

Sbattei le palpebre «Okay.»

Feci come mi aveva detto di fare.

Che modi...› -pensai imbronciata.-

Notai una figura piuttosto bassa avvicinarglisi.

«Hey M–..» «Cosa cazzo vuoi? Non ti voglio quì.»

«Si salutano così i vecchi amici?» provò a scherzare quel nano da giardino.

Martina fermò il proprio pugno a mezz'aria e quando pensai che glielo stesse per tirare a lui alla fine lo abbassò.

«Hai voglia di prendere il posto del sacco per caso?» lo minacciò.

Dylan alzò le mani in segno di resa.

«Sei sempre potente quanto la canna di un fucile a lunga gittata.»

Martina ricominciò a sferrare pugni.

«Sai, forse» allungò il braccio «dovremmo par–.. Aah!»

Martina, con il suo braccio fra le grinfie, disse «Cerca ancora una volta un contatto fisico con me e ti giuro che ti spezzo il braccio.»

Dylan nonostante stesse soffrendo le rispose «Ricordo che una volta il mio contatto ti piacev–..» fece pressione «O-okay! Va bene va bene, 'sto zitto!»

«Bene.» lo lasciò in malo modo.

A cosa stavo assistendo?

Martina Milton (POV'S)

Dopo che se ne fu andato ricominciai a sferrare dei gran pugni al sacco da box.

Lo ammazzerei.›

‹Ti è sempre piaciuto uccidere.-mi ricordò.-

La cosa che più mi rendeva viva era tenere un cecchino fra le mani. Ma ora, fra queste, avrei potuto tenere solamente un pugno di sbarre di metallo ed i miei rancori.

Mi mancava dannatamente il vento che mi accarezzava le dita a 200 metri d'altezza.

...FLASHBACK...

Metto a terra la pesante valigia per poi aprirla.

«Sei in posizione?» mi parla nell'auricolare.

Monto il mio Mauser sp 66.

«Sì, sono pronta.»

«Bene.» dice «Li vedi i tizi che stanno scendendo dalla Jepp Renegade?»

Li cerco con l'occhio già nel mirino.

«È quello col cappotto blu.»

Ingrandisco.

«Coi bottoni dorati.»

Finisco la frase per lui.

«Hai un minuto.» mi dice.

Lo punto. Sparo. Faccio centro.

Mi alzo velocemente e metto via tutto, devo andarmene subito da quì prima che salgano per cercarmi. Tolgo anche le cuffiette e me le infilo nelle tasche del cappotto assieme ai guanti in pelle.

Mentre scendo per l'androne delle scale mi sciolgo la coda ed i capelli corvini mi ricadono sulle spalle, gli do una sistemata passandoci le dita attraverso.

Chiamo l'ascensore, arriva, lo prendo. Sono al 31° piano. Quando si riapre noto degli uomini vestiti di nero che salgono su per le scale di corsa. Ghigno con soddisfazione.

Il telefono mi vibra in tasca, lo tiro fuori.

Socio: Ti aspettiamo nel quartiere adiacente.

«Hey, lei!» mi grida qualcuno a dietro.

Mi volto, rimango tranquilla «Sì?» gli sorrido, docile ‹Tśh, tu, "docile".› «Ha bisogno?»

«Ha visto un uomo con una valigia tra le mani?» chiede mentre guarda la mia.

«Sì, forse uno al piano di sopra. Stava rientrando nell'appartamento 467.»

«Grazie.» risponde e prima di andar via mi domanda ancora «E lei? Cos'ha nella valigia?»

Le lancio un'occhiata «Mutande.» Mutande? Fai sul serio?› poi lo guardo e gli sorrido nuovamente «Vuole vederne un paio?»

«N-No! Sono sposato. Ma grazie lo stesso.» ‹'Sono sposato'?› -quasi mi viene da ridere per la sua risposta.-

Gli faccio un mezzo inchino «Allora arrivederci.»

Esco dalle porte di quell'hotel.

3h

«Uffffff!» esclamo.

Butto la giacca sulla poltrona in pelle bianca.

«Tallà, Milton!»

Lo guardo di traverso.

Nicolaij apre di nuovo la bocca «Sempre simpatica come al so–..» «E sta' zitto.» Jonas gli tira un coppino, poi alza gli occhi su di me «Hey.»

«Ciao.» gli do un bacio rude.

«Bleah!»

«Ha ragione, dovete proprio limonarvi quì nel salotto?» Sky fa la sua entrata con Shane nella stanza.

Jonas sbuffa ed io le sorrido perfidamente «Vuoi unirti?»

Sky alza le mani «No, non mi piace il cazzo.» è sua la volta di ghignare «Ma se vuoi possiamo fare noi due.»

Mi metto a ridere e le metto un braccio sulle spalle «Ti piacerebbe!»

«Se volete posso uni–..» fa per dire Shane ma Jonas gli tira una gomitata nelle costole così da farlo zittire.

Nicolaij batte le mani. È ora di tornare seri, c'è da parlare di una cosa seria.

Ci mettiamo tutti e cinque in un cerchio squadrato. Io mi appoggio contro alla parete, Sky si siede sul tavolo in vetro e gli altri due sul divano.

Nicolaij e Jonas si scambiano uno sguardo d'intesa.

Jonas, parla «C'è un altro gruppo che ci sta sottraendo i lavori.»

«Cosa?»

«Sì.»

«E chi sarebbero?!» domanda Sky.

Nicolaij risponde «Non lo sappiamo.»

«Però una cosa è certa.» ritorna a parlare Jonas «Sembra che lo facciano apposta, vogliono toglierci di mezzo.»

«E perchè?»

«Shane...» viene ripreso «Smettila di commentare.»

Io che ancora ero rimasta zitta dico «E se facessimo lo stesso?»

«Sì!» Shane è d'accordo, ovviamente, come sempre.

Sky «Per scatenare una guerra?» lei invece non lo era mai con le mie idee.

Ribatto «No. Ma non possiamo lasciargli fare ciò che vogliono!» mi rivolgo poi agli altri «O mi sbaglio?»

Jonas si mette a posto i capelli color cenere per poi dire «No, ma non–..» «Ha ragione.»

Guardiamo tutti Nicolaij.

«Avete tutti ragione.» si alza in piedi e comincia a girare per la stanza «Ma chi ha più ragione, e mi duole ammetterlo, perchè mi duole èh, è Martina.»Wow, incredibile!› -penso in modo sarcastico- «Sì lo so cosa pensi.» si rivolge unicamente a me dato che mi conosce bene, poi torna a parlare a tutti «Ma è la realtà. Non possiamo non far niente.»

Jonas si mette in mezzo «Scateneremmo comunque una guerra, Sky ha ragione.»

«Sì, ma non facendo nie–..» vengo interrotta «Sarebbe un guaio, rischierebbero maggiormente di scoprirci.»

«Jonas.» dice Nicolaij «Non possiamo lo stesso rimanere fermi a farci fregare i soldi.»

'Sta volta Sky commenta «Beh, quello no di certo.»

Shane «E allora che diamine facciamo?»

«Aspetteremo la prossima volta. Gli tenderemo un'imboscata.» poi guarda me «Tu, lo farai.»

«No!» Jonas si alza in piedi «Lei da sola? Stai scherzando?»

«È la più agile quì. E sa conversare.»

«E perchè non io?» parla Shane.

Tutti ci giriamo verso di lui «Dobbiamo proprio dirtelo?» e detto ciò si imbrocia.

Jonas continua a dire verso Nicolaij «Perchè non farlo tu che prendi le veci di tutti?»

«Perchè lei è una donna.»Prego?› -lo guardo male.- «Non le sparerebbero al primo colpo.»

«Forse.» commenta Sky.

Mi stacco dal muro «Io ci sto.»

Jonas «Ma–..» «Cosa.» mi giro verso di lui «Io decido cosa voglio o non voglio fare. Intesi?»

Jonas tace. Sa che non può permettersi di ribattere. Non è nessuno.

...FINE FLASHBACK...